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Giuseppe Pedrazzini morto in un pozzo, ultime news

Morto nel pozzo, la moglie di Pedrazzini “sollevata”. La figlia e il genero: “Trattamento disumano”

A Fanpage.it parlano gli avvocati dei tre indagati per il giallo di Toano. “Figlia e genero di Pedrazzini fuori regione, trattamento non umano”. “Dopo le dichiarazioni ai carabinieri, la moglie è più sollevata”
A cura di Beppe Facchini
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“Aveva delle cose da dire e le ha dette, quindi si sente sollevata”. È passata quasi una settimana da quanto Marta Ghilardini si è recata spontaneamente dai carabinieri di Castelnovo Monti per delle dichiarazioni riguardo la vicenda del marito Giuseppe Pedrazzini, l'uomo di 77 anni trovato morto nel pozzo vicino alla propria abitazione di Cerrè Marabino, località del comune di Toano, in provincia di Reggio Emilia.

“Ha rilasciato le dichiarazioni che riteneva di rilasciare” commenta ai microfoni di Fanpage.it Rita Gilioli, legale della donna indagata con l'accusa di omicidio, sequestro di persona, soppressione di cadavere e truffa ai danni dello Stato insieme alla figlia Silvia e al genero, Riccardo Guida. I due, spiega il loro avvocato, Ernesto D'Andrea, sono “in una situazione di difficoltà, perché, avendo avuto l'obbligo di dimora al di fuori della regione, si sono ritrovati senza mezzi di sussistenza e hanno dovuto ricorrere a strutture di accoglienza per essere assistiti”.

L'obbligo di dimora fuori dall'Emilia-Romagna, disposto dal gip di Reggio Emilia, è per i due “un trattamento poco umano”. A Toano la famiglia Pedrazzini dispone di due case: “Una è stata sequestrata, l'abitazione dove c'è la mamma no. In teoria potevano quindi restare tranquillamente lì -continua il legale-, però il giudice ha deciso diversamente”.

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Nella sua ordinanza, il gip reggiano, Dario De Luca, a metà maggio ha disposto l’obbligo di dimora per i tre indagati per il solo reato di soppressione di cadavere, mentre ha rigettato la misura per l'omicidio e il sequestro di persona. In piedi anche l'accusa per truffa, in relazione al percepimento della pensione dell'anziano parente, nel periodo in cui era scomparso.

Per Riccardo Guida e Silvia Pedrazzini era stato inizialmente previsto il domicilio a Taranto, dove hanno un'altra casa, con l'obbligo di presentarsi quotidianamente a firmare negli uffici della polizia giudiziaria. Da qualche giorno, però, i due si troverebbero in Lombardia.

Intanto, la Procura di Reggio Emilia è adesso a lavoro anche per verificare le dichiarazioni di Marta Ghilardini. “E poi aspettiamo l'esito dell'autopsia” ricorda l'avvocato Gilioli. “La signora si è sempre dichiarata innocente ed estranea ai fatti -continua-. Ed è quello che ha ribadito”.

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Nel corso del colloquio in caserma, avrebbe raccontato che sarebbero stati la figlia e il genero a segregare in casa Giuseppe Pedrazzini dallo scorso 8 marzo, data in cui, a suo dire, l’anziano sarebbe deceduto. Quel giorno, al rientro dopo la spesa, lo avrebbe trovato agonizzante, morendo fra le sue braccia. Poi avrebbe deciso di di avvolgerlo in un lenzuolo, mentre la figlia e il genero lo avrebbero buttato nel pozzo, ricoprendolo con una pesante lastra di pietra.

Il lenzuolo sarebbe invece stato nascosto in un fienile. Il ritrovamento è avvenuto il giorno 11 maggio. Dopo il suo racconto, fra la 63enne e gli altri due della famiglia pare si sia alzato un muro. Nessun contatto. “Ma è d'obbligo nell'ordinanza del gip -conclude l'avvocato Gilioli-. La dimora obbligata serve a questo”. "Siamo a posto con la nostra coscienza, dimostreremo in tribunale la nostra estraneità ai fatti", avevano ribadito, sempre attraverso il loro legale, gli altri due indagati nei giorni scorsi.

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