Morte Simona Cinà, i familiari sentiti per tre ore in caserma. Il fratello: “Attendiamo risposte dall’autopsia”

È durato più di tre ore l'incontro avvenuto nella caserma dei Carabinieri di Bagheria tra gli inquirenti e i familiari di Simona Cinà, la pallavolista di 20 anni morta nella piscina di una villa durante una festa organizzata da due ragazzi che si erano laureati a fine luglio.
"Ringraziamo i carabinieri e la Procura per l'incontro di oggi. Speriamo di avere delle riposte dall'autopsia che sarà giovedì, ora possiamo solo attendere. È stato utile sapere che c'è il supporto della magistratura, della giustizia. C'è, anche da parte nostra, e questo ci aiuta", ha detto Gabriele Cinà, il fratello maggiore di Simona.
"Simona era una ragazza splendida, era per me una persona molto importante – ha detto invece la cugina Gabriella – Ci univa la passione per la pallavolo, perché anche io ci ho giocato. Era una ragazza molto studiosa, amava tanto i libri, come la sorella, mancherà a tutti noi e tanto".
Fuori dalla caserma ha parlato anche Francesco Tilotta, 23enne che era stato fidanzato con lei per alcuni mesi. "Era una persona solare, non amava discutere. Viveva di sport, se avesse potuto si sarebbe allenata tutti i giorni, 24 ore al giorno. Il suo mondo era il beach volley. Al di là delle ipotesi, ciò che è accaduto non si spiega".
Le indagini proseguono nel tentativo di fare chiarezza sulla vicenda. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. In serata sono stati eseguiti i primi esami radiologici sul corpo della 20enne. In ospedale erano presenti anche i parenti di Simona.
Il pubblico ministero Raffaele Cammarano ha nominato quattro medici dell'istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo per i primi accertamenti. Giovedì 7 agosto sarà effettuata l'autopsia, assieme agli esami tossicologici, che dovranno accertare le cause del decesso e potrebbero chiarire alcuni importanti interrogativi.