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Mirandola, il bimbo scappato di casa affidato ai servizi sociali. Si temono maltrattamenti

Il bambino pachistano scomparso venerdì a Mirandola (Modena) e ritrovato domenica a Porto Garibaldi di Comacchio (Ferrara) è stato affidato ai servizi sociali. La decisione è stata presa “in attesa che vengano acclarati tutti gli aspetti relativi alle motivazioni dell’allontanamento e alla permanenza sul territorio ferrarese, non trascurando la possibilità che sia stato aiutato da qualcuno nel corso di queste giornate”.
A cura di Susanna Picone
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Mohammad, il bambino pakistano di undici anni che venerdì scorso era scomparso da Mirandola (Modena) e che poi fortunatamente è stato ritrovato a Porto Garibaldi di Comacchio (Ferrara), è stato affidato ai servizi sociali. A rendere nota la notizia sono stati i carabinieri di Ferrara, spiegando che le condizioni del bambino non hanno destato preoccupazione. La decisione di affidarlo ai servizi è stata presa, su disposizione della Procura per i Minori di Bologna, “in attesa che vengano acclarati tutti gli aspetti relativi alle motivazioni dell'allontanamento e alla permanenza sul territorio ferrarese, non trascurando la possibilità che sia stato aiutato da qualcuno nel corso di queste giornate”. Il bimbo, alunno della quarta elementare, è immigrato in Italia dal 2012 e a Mirandola viveva con gli zii che non vedendolo tornare a casa venerdì sera avevano denunciato la sua scomparsa e fatto scattare le ricerche in tutta Italia. I carabinieri lo hanno ritrovato domenica sera dopo la segnalazione del titolare di uno stabilimento balneare: era in buone condizioni di salute, anche se stanco e provato.

Il bambino vittima di maltrattamenti? – All'origine dell'allontanamento dalla casa degli zii, che lo avevano in affidamento temporaneo, potrebbe esserci stato un litigio ma c’è anche il timore di maltrattamenti. Diverse persone, come scrive Il Resto del Carlino, avrebbero descritto un bambino triste, spesso vittima di botte e maltrattamenti. Il vicino che ha ritrovato la bicicletta del piccolo alla stazione di Mirandola, informando poi il maresciallo, avrebbe ricordato un episodio in cui avrebbe visto il bambino con “le braccia piene di lividi e il sangue al naso per le botte che lo zio gli stava dando nel cortile”. Ma gli zii, come si legge sempre sul quotidiano, hanno parlato solo di qualche sculacciata. “Il bambino è trattato come i miei due figli naturali; quando sono birichini prendono le pacche, ma non l’ho mai picchiato con un bastone di ferro. Sono responsabile di Mohammed, e con lui sono severa, ma lo sono anche con i miei due figli di 4 e 7 anni”, ha detto la zia.

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