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Miccoli e le parole offensive su Falcone, il ministro D’Alia: “Va radiato”

Piovono critiche sul calciatore pugliese che in un’intercettazione avrebbe usato il termine “fango” riferendosi al magistrato ucciso dalla mafia. Per il ministro della Funzione pubblica l’ex capitano del Palermo va radiato. Musumeci: “Non può più indossare la maglia”.
A cura di Susanna Picone
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“Fabrizio Miccoli va radiato”: a dirlo è il ministro della Funzione pubblica Giampiero D’Alia che ha commentato le parole che l’ex capitano del Palermo avrebbe usato parlando di Giovanni Falcone. In un’intercettazione il calciatore avrebbe fatto riferimento al magistrato ucciso dalla mafia usando il termine “fango”. “Miccoli non può continuare a giocare perché ha tradito la fiducia di migliaia di tifosi che in lui, capitano del Palermo, hanno visto un esempio in cui identificarsi”, così D’Alia. Per questa ragione e dopo le vergognose parole sul giudice Falcone – ha aggiunto il ministro – “chiediamo alla Figc di intervenire pesantemente e di valutare la sua radiazione”. A chiedere che Miccoli non indossi più una maglia da calciatore è anche Nello Musumeci, presidente della commissione antimafia dell’Assemblea regionale siciliana che è intervenuto sul caso. “Quando un uomo nel quale si riconoscono migliaia di ragazzi parla di Giovanni Falcone nei termini che conosciamo, serve una reazione netta. Quel giocatore – così Musumeci – non può più indossare la maglia”. Inoltre il presidente della commissione antimafia in Sicilia ha voluto esprimere, a nome di  tutti i colleghi, un pensiero solidale ai familiari di Falcone “ancora una volta colpiti da un dolore immeritato”. Maria Falcone, la sorella del magistrato, da parte sua ha fatto riferimento alla vicenda Miccoli affermando di non avere aggettivi per qualificarlo, di non ritenere di dover spendere parole per lui.

Libera: “Non ci sono giustificazioni” – Anche Libera, associazione contro la mafia, ha lasciato il suo commento sulle parole di Miccoli in una nota: “Se venissero confermate sono affermazioni aberranti e inqualificabili, altro che calcio alla mafia. Non ci sono giustificazioni. Deridere un servitore dello Stato che ha sacrificato la vita nella lotta alla mafia è un fatto di una gravità inaudita che non può passare in silenzio soprattutto se dette da chi in questi anni è stato sui palcoscenici mediatici ed esempio per tanti giovani. Per mettere in fuorigioco le mafie, il calcio ha altri valori da seguire come l'esperienza della nazionale di calcio di Prandelli che si è allenata a Rizziconi in Calabria su un campetto confiscato alle mafie”. In difesa del calciatore è intervenuto il suo legale che ha detto che verrà chiarito tutto davanti ai magistrati: “Le intercettazioni telefoniche di Miccoli? Non posso dire nulla, perché negli atti non risultano. Però, posso garantire che chiariremo tutto davanti ai magistrati. Posso ribadire solo che siamo a completa disposizione della Procura”, queste le parole di Francesco Caliandro, procuratore sportivo e legale di fiducia del giocatore.

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