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Mestre, bilingue operato al cervello da sveglio mentre parla con medici e interprete

Un immigrato bilingue nepalese è stato operato al cervello, da sveglio, all’Ospedale dell’Angelo di Mestre. Durante l’intervento i medici hanno parlato con lui sia in italiano che nella sua lingua madre per assicurarsi che non venissero lese le funzioni del linguaggio. Per l’occasione è entrata in sala operatoria per fare da interprete una giovane immigrata fresca di abilitazione.
A cura di Susanna Picone
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Nicoletta Ontano, 87enne di Montecorvina Rovella, è morta lo scorso 16 febbraio a Salerno. In seguito a dei primi sospetti è stata effettuata l’autopsia sul suo corpo che ha confermato che la donna aveva portato per sette mesi un ferro chirurgico nell'addome.

All'Ospedale dell'Angelo di Mestre una equipe di neurochirurghi ha operato al cervello, da sveglio, un immigrato bilingue nepalese. I medici hanno dialogato con il paziente durante l'intervento sia in italiano che nella sua lingua madre per assicurarsi che non venissero lese le funzioni del linguaggio. L’intervento è andato avanti per 6 ore e vi ha partecipato un'interprete d'eccezione: una giovane immigrata residente a Oriago di Mira (Venezia), fresca di abilitazione come operatrice socio sanitaria, che è entrata volontariamente in sala operatoria per la prima volta nella sua vita. Gli specialisti dell'Ospedale di Mestre hanno dovuto rimuovere, nel cervello del paziente, una lesione dovuta a una malformazione vascolare. Si doveva intervenire in un'area critica del cervello, dove appunto hanno sede anche le funzioni relative al linguaggio. Dopo aver mappato l'area, il percorso per risolvere la lesione è stato guidato proprio dal paziente in base alle sue risposte ai test dinamici, come per esempio comunicare il nome dell'oggetto in foto, eseguiti sia in italiano che in nepalese.

"Da molti anni la nostra équipe di Neurochirurgia – ha spiegato il Direttore Generale dell'Ulss 3 Serenissima, Giuseppe Dal Ben – interviene sulle lesioni al cervello in aree critiche. Si esegue l'intervento a paziente sveglio, per preservare le funzioni di quelle aree: mentre i neurochirurghi agiscono, il soggetto risponde a dei test predefiniti e in questo modo permette ai chirurghi di operare la lesione con il minor danno possibile".

Dato che il paziente conosce perfettamente due lingue, i medici hanno fatto questi test utilizzandole entrambe. A spiegarlo il Primario di Neurochirurgia, Franco Guida: “In questo caso specifico intervenendo su una persona normalmente in grado di parlare due lingue, abbiamo eseguito i test e le domande al paziente sia nella lingua acquisita, l'italiano, sia nella lingua madre, il nepalese: nel cervello del paziente le funzioni relative a queste due capacità di comunicare risiedono infatti in aree differenti, anche se tra loro correlate, ed è nostro obbligo monitorare entrambe queste aree e le relative funzioni".

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