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Matteo Messina Denaro e l’incontro con la figlia Lorenza Alagna in carcere: è la prima volta

Il colloquio tra Matteo Messina Denaro e Lorenza Alagna nel penitenziario dell’Aquila, dove il boss è detenuto dal giorno del suo arresto lo scorso gennaio. Nel covo di Campobello i carabinieri hanno trovato tanti messaggi mai spediti alla donna, che finora non aveva mai incontrato il padre.
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A cura di Susanna Picone
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Per la prima volta Matteo Messina Denaro ha incontrato, nel carcere dell’Aquila in cui è detenuto dal giorno del suo arresto, la figlia Lorenza Alagna. Oggi Lorenza Alagna ha 26 anni: è nata nel 1996 dalla relazione del boss con Franca Alagna. All’epoca, Messina Denaro era già latitante da tre anni e mezzo.

E quello avvenuto in carcere sarebbe il primo incontro “ufficiale” tra padre e figlia. A raccontarlo è Salvo Palazzolo su Repubblica. L’incontro sarebbe avvenuto qualche giorno fa.

Il nome di Lorenza Alagna era già diventato noto subito dopo l’arresto di Messina Denaro, ma la donna – pur senza rinnegare il padre – non ha mai voluto stabilire un contatto con lui e non sembrava intenzionata a incontrarlo in carcere. Il fratello di Peppino Impastato le aveva anche scritto una lettera aperta rivolgendole un appello per convincere il padre a pentirsi.

E il padre, da parte sua, aveva parlato di lei nei suoi diari. Diversi i messaggi che sono stati trovati nel covo di Campobello dai carabinieri. L’aveva definita, tra le altre cose, “degenerata nell’intimo”. “Mia figlia non l’ho mai vista; ha il destino di essere orfana di padre. Se la vita ha tolto a me per dare a lei mi sta bene. Può prendersi tutto ciò che mi resta per darlo a lei. Quando crescerà sarà in grado di capire e potrà giudicarmi. Non accetto il giudizio dei tribunali ma accetterò il giudizio di mia figlia”, altre parole usate in alcune lettere da Messina Denaro per parlare della figlia.

L'arresto del boss Matteo Messina Denaro
L'arresto del boss Matteo Messina Denaro

L’incontro tra padre e figlia potrà in qualche modo spingere il boss a rompere col passato e collaborare con la giustizia? Considerato l’interrogatorio in cui si è definito un “agricoltore apolide” ciò appare improbabile. "Lavoravo nei campi, sono un contadino". La mia residenza? Non ce l'ho, da quando il Comune mi ha cancellato sono un apolide”, così il boss ha risposto al gip di Palermo nel corso dell'interrogatorio di garanzia reso in uno dei tanti procedimenti penali a cui è sottoposto.

"Le mie condizioni economiche? Non mi manca nulla. Avevo beni patrimoniali ma me li avete tolti tutti. Se ancora ho qualcosa non lo dico, mica sono stupido”, ha proseguito Messina Denaro il 21 febbraio scorso.

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