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Matera, mamma denuncia: “Sostegno dimezzato a mio figlio per arrivo di nuovo bimbo disabile”

Per la scarsità sia di personale che di risorse e economiche, al bambino dimezzato improvvisamente il monte orario settimanale di sostegno dopo l’arrivo di un altro alunno con analoghe esigenze. La mamma pronta ricorrere al Tar.
A cura di A. P.
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Dopo richieste, certificazioni e istanze varie, per il figlio disabile era arrivato l'agognato riconoscimento del diritto all'assegnazione di una maestra di sostegno a scuola, ma è bastato l'arrivo di un altro ragazzo disabile nelle stessa classe  per dimezzare di punto in bianco le ore di sostegno per il figlio. È quanto denuncia la mamma di un bambino di Matera con disabilità grave a cui le autorità scolastiche hanno dimezzato il monte orario settimanale di sostegno per l'assenza di personale e fondi a disposizione. A rivelare la storia è stato il sindacato Anief, l'Associazione nazionale insegnanti e formatori spiegando che la madre del piccolo ha scritto al ministero dell'Istruzione per chiedere spiegazioni.

"Voglio il sostegno scolastico per mio figlio diversamente bile come stabilito dal Piano educativo individualizzato redatto dagli specialisti e non per la metà delle ore come sta accadendo. Altrimenti mi vedrò costretta a ricorrere al Tar e alla Procura della Repubblica", ha avvertito la donna. Secondo l'associazione di settore, la colpa è del recente decreto legislativo in materia di inclusione scolastica degli studenti con disabilità, "con cui si è ribadito che gli organici di sostegno devono rimanere invariati rispetto ai posti in deroga attivati nell'anno precedente". "Anche se arrivano nuovi alunni, quindi, il servizio non si incrementa. Ma siccome il numero di allievi disabili cresce da tempo di almeno 10mila unità l'anno, viene da chiedersi come si fa ad approvare una legge del genere" denuncia Marcello Pacifico di Anief-Cisal, aggiungendo: "Un altro problema è che un terzo dell'organico di sostegno è composto da posti in deroga. Il risultato è che oggi abbiamo un terzo dei posti che vanno ai supplenti, perché allo Stato continua a fare troppo comodo mantenere in vita la ‘supplentite' e risparmiare sui mesi estivi".

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