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Mariano e Salvatore scomparsi a Casteldaccia, un mistero lungo 30 anni: “Così proviamo a far riaprire il caso”

Oggi, 25 maggio, ricorre la Giornata internazionale dei bambini scomparsi e Fanpage.it ha intervistato l’avvocata Laura Genovesi, che insieme alla dottoressa Roberta Catania, criminologa e psicologa, stanno assistendo i genitori di Mariano Farina. Il 12enne sparì da Casteldaccia nel 1992 insieme all’amico Salvatore Colletta, 15 anni. È da allora che i familiari si battono per conoscere la verità.
A cura di Eleonora Panseri
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Di Mariano Farina, 12 anni, e Salvatore Colletta, 15, non si sa nulla da più di 30 anni. Il 31 marzo 1992 scomparvero da Casteldaccia, nel Palermitano, e da allora nessuno è riuscito a capire cosa possa essergli accaduto. C'è chi ritiene che non ci sia più nulla da fare ma anche chi, come i loro familiari, continua a sperare che un giorno si possa conoscere la verità sul caso.

Oggi, 25 maggio, ricorre la Giornata internazionale dei bambini scomparsi e Fanpage.it ha intervistato l'avvocata Laura Genovesi, che insieme alla dottoressa Roberta Catania, criminologa e psicologa, stanno assistendo i genitori di Mariano, Loreta e Salvatore.

Le due professioniste fanno parte dell'Unità Operativa di AISF (l'Accademia Internazionale delle Scienze Forensi presieduta dalla criminologa Roberta Bruzzone) "A pista fredda" che si occupa di casi irrisolti o archiviati e persone scomparse.

Con lei abbiamo ripercorso la lunghissima vicenda: "È chiaro che la pista principale è sempre stata, visto anche il periodo cruciale nei movimenti di Cosa Nostra (dopo pochissimo tempo ci sono le stragi di Falcone e Borsellino, ndr), quella mafiosa. Si è sempre pensato che a questi due ragazzini sia successo qualcosa di veramente drammatico".

Come riferito da persone informate sui fatti, pare che il giorno prima della scomparsa, e anche in altre occasioni, sia Mariano che altri compagni di giochi, tra i quali anche il fratello di Salvatore Colletta, andassero spesso a giocare in Contrada Gelso: "La zona è piena di ville che all'epoca appartenevano a molti uomini d'onore", ci spiega l'avvocata.

"Io e la dottoressa Catania stiamo ricominciando a studiare il fascicolo da capo perché, senza trascurare quella mafiosa, è possibile che ci siano anche altre piste mai considerate", aggiunge Genovesi. "L'elemento che è sempre stato dato per certo è che questi due ragazzini nel pomeriggio del giorno della scomparsa sarebbero stati accompagnati con il motorino da una persona, Giovanni Montalto, in contrada Gelso. È stato proprio Montalto a dichiarare di avere accompagnato Mariano e Salvatore nella zona".

Tuttavia, come chiarisce la legale, i vari orari che la persona ha fornito spesso non sono stati coerenti e il suo racconto non è mai stato davvero riscontrato. "Sappiamo quale può essere stato l'ultimo luogo in cui sarebbero stati i due ragazzini, ma solo sulla base delle dichiarazioni di questa persona. L'unico elemento che viene considerato come riscontro è un orologio che apparteneva alla signora Loreta, la mamma di Mariano, che lei aveva prestato al figlio il giorno prima della scomparsa e che viene trovato il 3 aprile nei pressi di una di queste ville", prosegue Genovesi,

"Il percorso logico, che tanto logico in realtà non è, è stato questo: essendo l'orologio lì su quella spiaggia il 3 aprile, è vero che questi ragazzini sono scomparsi da contrada Gelso il 31 marzo. Senza considerare, però, che Mariano potrebbe averlo perso anche il 30. E non possiamo nemmeno escludere che possa essere stato messo lì anche dopo la scomparsa".

In tutti questi anni le piste seguite sono state tante, così come sono state tante anche le segnalazioni. "La maggior parte false", spiega l'avvocata. "Molto tempo fa c'è stato anche un tentativo di estorsione ai danni del papà di Mariano. Era stata anche ipotizzata, ma subito tralasciata, la pista di un rapimento a opera di nomadi, mentre non è mai stata verificata la pista di un incidente".

"Riesce difficile immaginare un incidente a due ragazzini, così come, in realtà, riesce anche difficile immaginare che Cosa Nostra abbia potuto eliminare due bambini, visto che non c'erano moventi particolari. Se non che Mariano e gli altri in quelle ville possano aver visto qualcosa che non dovevano vedere. Possiamo ipotizzare tutto e noi non escludiamo niente, anche perché molto tempo fa sul caso era stato sentito anche Giovanni Brusca".

Il pentito di mafia, tristemente noto per lo scioglimento nell'acido del 12enne Giuseppe Di Matteo (figlio del collaboratore di giustizia Santino di Matteo), raccontò di non sapere nulla della scomparsa. Ma aggiunse: "Se non fosse stata la nostra macchina a muoversi, noi l'avremmo saputo". "Ha cercato di far capire questo: che se non si sono mossi loro vuol dire che era una cosa loro, senza tuttavia dare altre notizie", ha ricostruito ancora Genovesi.

Un altro pentito di mafia, Benito Morsicato, disse di aver sentito il racconto di un amico dei due bambini e che questo gli avrebbe detto di aver assistito a un sequestro, che i due sarebbero stati messi con la forza su un'auto e portati via. "Questo ragazzino però ha cambiato versione più volte e risulta poco attendibile, quindi siamo punto e a capo".

I genitori di Mariano, Salvatore e Loreta, sono tornati negli Stati Uniti: il padre era emigrato lì e anche il bambino aveva trascorso diversi anni nel Paese prima del ritorno in Italia. Per un certo periodo la coppia era stata anche accusata di aver portato il figlio di nascosto in America.

"Una circostanza che mi permetto di definire assurda, smentita dal giudice e che anche io ci tengo a smentire. Io partecipo ai colloqui con loro e posso confermare la loro disperazione. Continuare a insinuare tutto questo è una cosa tremenda", ha spiegato Genovesi.

"L'obiettivo deve rimanere capire cosa è successo più di 30 anni fa a questi due bambini. Adesso le indagini purtroppo sono state chiuse definitivamente (nel 2022, ndr), quindi toccherà farle riaprire, trovare un elemento che permetta di farlo".

"Erano state analizzate anche le bustine di caramelle e merendine trovate nel pozzo dei Rosselli ma anche in quel caso all'epoca fu un buco nell'acqua. Dobbiamo capire se questi reperti oggi si possono rianalizzare, così come andranno chiarite le informazioni rilasciate dai testimoni, molti dei quali hanno rilasciato dichiarazioni non proprio lineari".

Come ha scritto tre anni fa il giudice per le indagini di Palermo che ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura e respinto l'opposizione dei familiari, sarebbero tutte possibili le ipotesi prese in considerazione, ma né testimoni, né collaboratori di giustizia "hanno permesso di abbandonare la strada delle ipotesi", nonostante "i tanti immani tentativi di fare chiarezza".

Sono passati 33 anni, oggi Mariano avrebbe più di 40 anni. Ma nei suoi genitori è rimasto vivo per tutto questo tempo il desiderio di sapere cosa sia davvero accaduto al figlio e al loro amico: "Il papà è apparentemente più forte, spera sempre che si possa sapere che cosa è successo, ha accettato anche l'idea che Mariano possa essere morto. La mamma invece non riesce neanche a parlare di questa ipotesi, è come se rinnovasse sempre il giorno della scomparsa. È come se fosse ferma lì".

"Lei sa meglio di me che, quando c'è l'attenzione dei media, è più ipotizzabile che accada qualcosa di nuovo. – conclude Genovesi – Che possa uscire un ricordo, un dettaglio, qualunque cosa può essere utile".

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