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Manuel, cacciato di casa perché gay, scrive agli omofobi dopo affossamento Ddl Zan: “Ora vi temo”

Manuel Croce, 41 anni omosessuale di Palermo. Fanpage.it ha raccontato la sua storia lo scorso anno perché messo alla porta dalla famiglia. Scrive una lettera dopo l’affossamento del Ddl Zan: “Caro omofobo, da oggi ti temo perché una legge è caduta sotto i plausi scroscianti di chi avrebbe dovuto tutelare quelli come me”.
A cura di Francesco Bunetto
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Dopo l'affossamento della legge Zan nei giorni scorsi in Senato, Manuel Croce, 41 anni di Palermo, scrive una lettera indirizzata al suo omofobo. "Quando infilzerai la tua lama di odio, troverai solo il mio cuore" – scrive Manuel.

La storia di Manuel

Manuel ha deciso di raccontare il suo calvario a fanpage.it lo scorso anno dopo un'intera vita fatta di silenzi, di paura di essere scoperti o di essere abbandonati a causa di una società retrogada come quella siciliana e dove l'opinione della gente vale più di ogni altra cosa per non essere etichettati, derisi o addirittura emarginati. Dopo l'ennesima discussione in famiglia, Manuel comunica a i suoi genitori di essere omosessuale. La famiglia, pur essendo consapevole dell'orientamento sessuale del figlio, non la prende molto bene, anzi, la madre dice a Manuel:"Ti ho fatto maschio e come tale devi comportarti se ci tieni a stare nella casa di mia proprietà, altrimenti vai via". Ho deciso di fare la valigia – ha detto Manuel –  e di andare subito via, a testa bassa". Uscito di casa la sera, da solo, con pochi vestiti in quella valigia preso all'ultimo minuto dalla rabbia di voler scoppiare.

Affossamento Ddl Zan: "Lo Stato ci ha lasciato soli e ci ha deriso"

La motivazione nasce dalla paura, dalla solitudine e dalla umiliazione perché lo Stato ha lasciato da solo Manuel e tutti i fratelli e le sorelle che nutrivano una speranza di essere considerati uguali. "Purtroppo non lo siamo – dice Manuel – siamo stati derisi dalla politica sotto plausi scroscianti come se avessero goduto alla mattanza di tonni, dove si faceva un applauso e si rideva, un applauso indecoroso che fa male e mi indigna. Traggo la forza di scrivere la lettera al mio omofobo dalla codardia di chi non ha avuto il coraggio di mettere il proprio volto alla votazione del Ddl Zan, lo scorso 26 ottobre".

La lettera al suo omofobo. "Lasciami vivere"

"Caro omofobo, ti scrivo questa lettera per implorarti di non picchiarmi se mi vedi baciare una persona del mio stesso sesso per strada. Non c'è mai un momento in cui io non pensi a te. Come dimenticarti quando da bambino mi escludevi dai giochi perché hai capito che ero gay; per non dire di quando mi hai insultato scrivendomi frocio sul cartellone della segnaletica stradale sotto casa. Dimenticavo: sei stato onesto, hai incluso pure il mio nome per evitare fraintendimenti. Sei ovunque, in qualsiasi posto mi trovi. Dietro l'angolo attendi in sordina il momento migliore per sbucare all'improvviso. Colpisci un mio fratello, gli spacchi il naso, sfregi la macchina a una mia sorella lesbica, per non dire delle volte in cui tiri le pietre ai diversamente abili, o come peggio li chiami tu, handicappati. Sono certo che ti starai chiedendo quanto sia bizzarra la mia famiglia. Ebbene sì, sono miei fratelli e sorelle; nelle nostre vene scorre il sangue dei senza diritti".

"Quando infilzerai la tua lama di odio, troverai solo il mio cuore"

"A chi un giorno incontrerò per strada – continua Manuel – perché intuisce che io sono omosessuale o perché bacio con il mio ragazzo, lo imploro di utilizzare quel suo piccolo pezzo di cuore che gli rimane affinché non mi faccia del male e possa essere magnanimo, se mi deride, insulta o compie un gesto di disumanità solo perché amo una persona del mio stesso sesso. Lo imploro di non farmi troppo male o di lasciarmi vivere, di placare il suo odio pur sapendo di rimanere impunito. Da oggi ti temo un po' di più, perché una legge che mi protegga dal tuo male è caduta sotto i plausi scroscianti di chi avrebbe dovuto tutelare quelli come me. Li sento echeggiare ancora dentro l'orecchio. Sono gli stessi che da piccino udivo al circo quando il pagliaccio scivolava sui birilli. Non so se avesse mai provato dolore per la caduta, posso riferiti del mio che brucia e mi umilia. Puoi continuare indisturbato ad offendermi, a molestarmi nel buio della notte quando sono solo, perché la tua forza è la mia indifesa, il tuo orgoglio è il mio timore. Mi rivolgo a te, affinché tu possa risparmiarmi e avere pietà di un gay. Amo gli uomini per natura, ci faccio l’amore. Se per te omofobo questa è una colpa, accomodati pure: il mio petto è nudo e sguarnito. Quando infilzerai la tua lama di odio, troverai solo il mio cuore".

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