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Malaria, parla il papà di Sofia: “Ammalarsi in Italia non è una sfortuna ma una colpa”

Amaro sfogo su Facebook da parte del papà della piccola Sofia: “Ci si sente impotenti nell’affrontare una malattia infida e aggressiva come la malaria”. Il corpicino sarà presto riconsegnato ai familiari.
A cura di Antonio Palma
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"Impotenti, così ci si sente nell'affrontare una malattia infida e aggressiva come la malaria, nonostante la cordialità e l'impegno costante di medici e infermieri. Impotenti, così ci si sente quando i media ti assediano senza rispettare il tuo dolore", sono  le strazianti parole che Marco Zago, il papà della piccola Sofia , la bimba di quattro anni morta per malaria il 4 settembre a Brescia, ha voluto consegnare al suo profilo facebook parlando per la prima volta pubblicamente di quanto accaduto. Nel suo sfogo sul profilo social, l'uomo si è scagliato contro i media e le notizie diffuse sul caso ma anche sulla modalità con cui la vicenda è stata trattata.

"Impotenti, così ci si sente  nell'apprendere dai giornali che il corpo di tua figlia è sotto sequestro prima e che verrà sottoposto ad autopsia poi, senza essere stati minimamente informati, neanche si trattasse dei beni di un malavitoso", ha proseguito infatti l'uomo nell'amaro post che si conclude con un'osservazione ancora più dolorosa: "Purtroppo ammalarsi in Italia non è una sfortuna, ma una colpa".

Il riferimento di Marco Zago ovviamente è all'autopsia disposta dalla magistratura dopo l'avvio delle due indagini sulla morte della piccola Sofia, una a Brescia dove è morta agli Spedali Civili e l'altra a Trento dove era stata ricoverata in precedenza prima del trasferimento d'urgenza dopo la diagnosi di malaria. Solo dopo l'esame del medico legale la Procura di Trento ha trasmesso  a Brescia il nulla osta per la sepoltura della bambina e dunque per la riconsegna del corpicino ai familiari che potranno così tributarle l'ultimo saluto

Il post del papà di Sofia è stato condiviso decine di volte e accolto da commenti di cordoglio e vicinanza da parte di amici e conoscenti. "Marco… siamo tutti addolorati per la grandissima perdita del tuo angioletto, non trovo neanche le parole per esprimere il mio dolore, io e la nostra famiglia ti siamo vicini, un grandissimo abbraccio" scrive un amico. "Non ci sono parole. Il vostro e' un dolore senza nome e voce che nessuno dovrebbe mai vivere. Vi sono vicina, pur non conoscendovi di persona. Un abbraccio forte" scrive una donna. "Vi abbraccio con parole che non possono spegnere il dolore, ma in questa società fredda e sterile l'unica cosa che conta fare e' stringersi insieme, siamo tutti esseri umani" si legge in un altro commento ancora altri analoghi post che esprimono comprensione per un dolore difficile da sopportare.

Procuratore di Trento: "Volevamo solo fare presto"

A seguito del post del papà di Sofia è intervenuto anche il procuratore capo di Trento chiarendo alcuni aspetti della vicenda sottolineata da Marco Zago sul caso dell'autopsia sul corpicino della bimba. "Non volevamo assolutamente invadere la riservatezza e il dolore della famiglia" ha dichiarato infatti Marco Gallina , spiegando che "si è dato per scontato che fossero stati avvisati del nulla osta".  "Volevamo soltanto accelerare le procedure per poter riconsegnare il corpo" ha ribadito il procuratore capo in riferimento alle parole del genitore a proposito del fatto di avere saputo dai giornali che il corpo della figlia era sotto sequestro per l'autopsia.

Il corpicino di Sofia riconsegnato ai familiari

"Abbiamo ricevuto ora il nullaosta di entrambe le Procure, di Trento e Brescia, ora la piccola Sofia è nuovamente a disposizione della famiglia" lo ha detto il direttore generale degli Spedali Civili di Brescia Ezio Belleri. La salma di Sofiaè  ora all'obitorio degli Spedali Civili di Brescia in attesa della decisione dei genitori sul funerale.

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