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Mafia e appalti per la Coppa America, sequestrato il porto di Trapani (VIDEO)

Anche una parte del porto di Trapani tra i sequestri di beni per 30 milioni di euro eseguiti questa mattina dalla Guardia di Finanza a due noti imprenditori siciliani. Per la Procura la struttura era stata realizzata grazie ad appalti pilotati dalla mafia per far vincere un cartello di imprese vicine al boss Matteo Messina Denaro.
A cura di Antonio Palma
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Mafia e appalti per la Coppa America, sequestrato il porto di Trapani

C'è anche una parte del porto di Trapani tra i sequestri di beni effettuati questa mattina dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria su ordine della Procura trapanese, convinta che dietro le società di costruzioni che fanno capo a due noti imprenditori siciliani ci sia il numero uno di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. Gli uomini della Guardia di finanza hanno eseguito infatti un'ordinanza di sequestro preventivo di beni pari ad una valore di circa 30 milioni di euro di proprietà di due insospettabili imprenditori edili, Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio, ufficialmente i titolari di cinque società che gestiscono appalti importanti sull'Isola. Per gli investigatori della Divisione Anticrimine della questura di Trapani però quelle aziende facevano parte di un cartello di imprese legate al latitante mafioso. Le stesse aziende che grazie all'intervento della mafia si erano aggiudicate anche un appalto da oltre 40 milioni di euro  per una ristrutturazione all'interno del porto di Trapani per la regata della Coppa America del 2005.

Anche con l'aiuto di politici locali e nazionali Cosa nostra quindi aveva messo le mani sui lavori eseguiti nel porto di Trapani fra il 2001 e il 2005 affinché il porto ospitasse una tappa della Luis Vuitton. Ma il porto non era l'unico interesse delle cosche mafiose che per vincere gli appalti avevano corrotto diversi funzionari pubblici. Dietro pagamento di somme di denaro i clan piazzavano nelle commissioni di gara dei personaggi vicini ai boss che venivano informati su tutte le procedure in modo che le aziende vicine a loro si sarebbero aggiudicate sempre i lavori pagando la dovuta parte al clan.

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