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19 Settembre 2021
15:20

Luana d’Orazio morta in fabbrica, l’orditoio fu manomesso. “Forse per aumentare produttività”

Luana d’Orazio sarebbe stata trascinata dall’orditoio in un abbraccio mortale. Secondo il report di 96 pagine della perizia della procura, il macchinario sarebbe stato manomesso e privato dei suoi sistemi di sicurezza. Secondo gli inquirenti, alla base della manomissione vi sarebbe la produttività.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La macchina tessile che ha ucciso Luana d'Orazio sarebbe stata manomessa. Questo è quanto emerge dalle 96 pagine della perizia della procura sulla morte della giovane operaia trascinata per i capelli dal macchinario tessile dell'azienda per la quale lavorava a Prato. La giovane mamma è stata tirata prima per i capelli, poi dai pantaloni e infine trascinata nell'ingranaggio per la maglietta. Il sistema, infatti, sarebbe stato manomesso dal punto di vista della sicurezza per aumentare la produttività. Su questo punto insiste il procuratore di Prato, Giuseppe Nicolosi, che ha chiesto a un esperto nuovi riscontri su quanto rilevato. 

La macchina presentava evidenti manomissioni secondo gli accertamenti tecnici che avrebbero portato all'infortunio. "La saracinesca – diceva il report – era stata completamente disabilitata per cui l'operatore poteva accedere alla zona pericolosa, anche in modalità automatica, senza alcuna protezione. La disabilitazione era stata fatta da tempo ed era stata effettuata anche sulla macchina non oggetto di infortunio". Luana, come stabilito dall'autopsia, è morta sul colpo. A spegnere la macchina, una persona che si trovava nei pressi del capannone dove erano presenti le macchine oggetto di accertamenti. Per aiutare la ragazza, i colleghi hanno dovuto percorrere circa 30 metri.

Quando Luana si è avvicinata all'orditoio, la macchina andava a velocità costante e senza intoppi. La giovane operaia è stata trascinata per gli indumenti in una sorta di abbraccio mortale che non le ha lasciato scampo. Togliere il sistema di sicurezza, secondo la perizia, avrebbe permesso alle macchine di funzionare molto più velocemente. Le ipotesi sono ancora da confermare e i magistrati sono all'opera per raccogliere ulteriori elementi sul caso. Sono indagate per ora tre persone: la titolare dell'azienda Luana Coppini, il marito Daniele Faggi e il tecnico manutentore Mario Cusimano. Tutti e tre sono sospettati di omicidio colposo e rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

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