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L'omicidio di Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche

L’orrore vero dell’omicidio di Alika Ogorchukwu è l’indifferenza di chi passava e non ha fatto nulla

Mentre Filippo Ferlazzo uccideva Alika Ogorchukwu nel centro di Civitanova Marche decine di persone hanno visto, commentato e filmato tutto. Ma nessuna è intervenuta. Sarebbe successo, a colori della pelle invertiti?
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Italia, abbiamo un problema. Lo diciamo qui e ora, mentre quasi tutto l’emiciclo politico – Meloni compresa, manca il solito smemorato Salvini – ha condannato il brutale omicidio dell’ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche da parte del trentaduenne Filippo Ferlazzo, con la futile motivazione di un apprezzamento rivolto alla fidanzata.

Abbiamo un problema, e nel migliore dei casi si chiama indifferenza. Perché ciò che inorridisce, del video che mostra un uomo – un padre di famiglia con un bimbo di otto anni – ucciso sotto i colpi della stessa stampella che da invalido usava per camminare, e finito a mani nude “come nemmeno in un’area dei gladiatori”, è l’inerzia complice del contesto. Un contesto fatto di gente comune che passeggiava per le vie del centro di Civitanova. Che ha visto tutto. Che ha commentato. Che ha filmato. Ma che non è intervenuto per fermare la furia omicida di Ferlazzo.

Abbiamo un problema, ma non abbiamo controprove. Non sappiamo cosa sarebbe successo se al posto di Alika Ogorchukwu ci fosse stato una persona con la pelle bianca, e al posto di Filippo Ferlazzo ci fosse stata una persona con la pelle nera. Però, perdonateci, fatichiamo a non leggere in quell’indifferenza la pavidità di chi non vuole rischiare di sporcarsi le mani per salvare la vita una persona “diversa” e aliena a quel contesto sociale:  invalida, ambulante, povera, nera. Altra.

La dimensione collettiva di questa indifferenza, peraltro, proietta un’ombra ancora più lunga su tutta la vicenda. Perché il comportamento individuale può avere mille attenuanti. Ma decine di comportamenti individuali definiscono inequivocabilmente una tendenza sociale. E se nel 2022, dopo una pandemia globale e con una guerra alle porte di casa, siamo davvero tornati a coltivare indifferenza e a erigere muri attorno alla nostra fortezza identitaria, arrivando a permettere che una persona possa essere uccisa impunemente, davanti ai nostri occhi, senza provare a fare nulla, davvero siamo messi male.

Qualunque cosa voteremo, chiunque sarà a governarci.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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