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L'omicidio di Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche

Ambulante ucciso a Civitanova, celebrati i funerali: “Dai parenti del killer nessun messaggio”

“Vogliamo giustizia” la richiesta sia dei parenti del 39enne ucciso per strada mentre chiedeva l’elemosina che di tutta la comunità nigeriana, che si è ritrovata nel piccolo comune marchigiano per i funerali.
A cura di Beppe Facchini
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"Un grande marito e un grande padre. Un buon uomo. Sentiremo sempre la tua mancanza". Sono alcune delle parole affidate ad un conoscente, il quale le ha lette dal palco davanti ai tanti presenti, che la moglie di Alika Ogorchukwu ha dedicato al marito nel giorno del suo ultimo saluto, a San Severino Marche, in provincia di Macerata.

A distanza di oltre due mesi dall'assurdo omicidio del 39enne ambulante nigeriano ucciso per strada mentre chiedeva l'elemosina, nella vicina Civitanova Marche, sono stati infatti celebrati i funerali dell'uomo: il continuo rinvio della data era dovuto soprattutto a questioni burocratiche per consentire ai familiari di partecipare alle esequie, alle quali erano presenti diversi connazionali che vivono in Italia, ma anche alcuni cittadini del posto, scossi da un episodio di cronaca gravissimo, che ha lasciato un profondo segno in tutta la comunità locale e non solo.

Con l'accusa di omicidio si trova in carcere ad Ancona per ora il 32enne Filippo Ferlazzo, che dal prossimo 11 ottobre sarà sottoposto ad una perizia psichiatrica, disposta dai giudici su richiesta del suo legale. "Chiaramente, se dovesse essere dichiarato incapace di intendere e di volere, il processo potrebbe prendere una strada diversa da quella a cui normalmente siamo abituati" dichiara a Fanpage.it il legale dei familiari della vittima, Francesco Mantella. "Personalmente credo che il signor Ferlazzo – continua – fosse assolutamente nella pienezza delle sue facoltà quando ha commesso quel gesto, ma non spetta me a dirlo".

Quel giorno, prosegue l'avvocato, "andrò in carcere perché voglio guardarlo negli occhi, con molto rispetto, però voglio anche capire se ci può essere una risposta a questo gesto. E quindi se, in qualche modo, la signora Charity può essere accontentata nel suo desiderio rivolto da sempre al signor Ferlazzo di capire perché lo ha fatto, perché ha commesso questo gesto". Ma oltre a comprenderne le ragioni, la richiesta che fanno i parenti, i conoscenti e tutta la comunità nigeriana è quella di avere completa giustizia per la morte del 39enne, padre di un bimbo molto piccolo. Lo ripetono in coro il cognato, il fratello Wisdom, giunto dall'Africa con altri familiari, e anche Sammy Kunoun, della comunità nigeriana nelle Marche, oltre al Ugochuckwu Onzulike, funzionario dell'ambasciata del Paese d'origine di Alika, anche lui presente alla cerimonia.

"La richiesta spontanea che fanno – dice ancora il legale – è che venga fatta giustizia. Sia la moglie che tutta la comunità vogliono che il responsabile di questo gesto paghi per aver compiuto un omicidio che non ha motivo. E che soprattutto ha lasciato in una condizione disperata una moglie e un figlio. Mai hanno parlato di vendetta, hanno sempre chiesto solo fortemente giustizia. Tanto più in questa situazione dove si comprende con grande difficoltà il motivo del gesto". A oltre un mese dall'accaduto, infine, l'avvocato spiega come da parte dei parenti dell'indagato non sia giunto finora alcun messaggio ai familiari della vittima. "Non sono arrivati messaggi di alcun tipo – conclude Mantella -. Io credo che in qualche modo fosse auspicabile che ci fossero messaggi, delle dimostrazioni, quantomeno di voler un colloquio, un dialogo, per cercare di spiegare e far capire alla signora Charity cosa è successo".

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