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Loredana, morta di malaria dopo un viaggio in Nigeria: la Procura di Agrigento apre un’inchiesta

La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, al momento contro ignoti, per la morte di Loredana Guida, giornalista e insegnante di 44 anni, deceduta per malaria dopo essere stata in viaggio a Lagos, in Nigeria. La famiglia ha infatti presentato un esposto chiedendo di fare luce su eventuali responsabilità del personale medico. Rinviato il funerale, in programma oggi: disposta l’autopsia.
A cura di Ida Artiaco
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La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, al momento contro ignoti, sulla morte di Loredana Guida, la giornalista e insegnante di 44 anni deceduta il 27 gennaio per malaria dopo un viaggio in Nigeria. Il pubblico ministero Elenia Manno vuole infatti vederci chiaro sulla vicenda. Il procuratore capo Luigi Patronaggio e l’aggiunto Salvatore Vella seguiranno però le indagini della sezione carabinieri. È già stata disposta l'acquisizione delle cartelle cliniche in ospedale, al San Giovanni di Dio di Agrigento, e l'autopsia, che ha reso di conseguenza necessario il rinvio dei funerali previsti per oggi, mercoledì 29 gennaio. La famiglia della donna ha infatti presentato un esposto chiedendo di fare luce su eventuali responsabilità del personale sanitario che l'ha tenuta in cura.

Loredana era infatti arrivata al pronto soccorso con febbre alta e inappetenza pochi giorni dopo essere rientrata da un viaggio a Lagos, in Africa, cosa che aveva fatto presente ai medici, i quali, stando a quanto riferito dai suoi parenti, non avrebbero fatto scattare alcuna indagine diagnostica. Ritornata a casa, dopo nove ore di attesa, le sue condizioni sono poi peggiorate fino a quando non ha perso conoscenza.

"La paziente è arrivata una prima volta al pronto soccorso il 15 gennaio, alle ore 11.40 circa – ha ricostruito alla stampa locale Antonello Seminerio, direttore sanitario dell’azienda ospedaliera San Giovanni di Dio alla stampa locale -. Dopo circa 4 ore è stata visitata e presa in carico con un codice verde. Aveva febbre alta, sono stati eseguiti degli esami di routine. Però poi la paziente ha firmato le proprie dimissioni ed è andata via. È ritornata dopo 5 giorni ma era già in coma, in condizioni critiche ed è stata quasi subito ricoverata in Rianimazione. Ci siamo confrontati anche con centri specialistici a Palermo soprattutto e a Roma per seguire i protocolli terapeutici previsti in questi casi. Ci riserviamo tutte le azioni opportune in base a quello che emergerà dalla documentazione". Intanto, anche l'assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, ha disposto l’acquisizione delle cartelle cliniche. "Dai primi approfondimenti, dei quali verrà resa informativa all’Autorità Giudiziaria, emergono con chiarezza le procedure seguite. Non voglio aggiungere altro, in attesa della trasmissione della relazione richiesta all’Asp, ma inviterei tutti ad attendere l’esito dell’attività istruttoria, prima di dare sfogo alla propria ansia di visibilità attraverso polemiche che, tra l’altro, sono irrispettose del dolore dei familiari, al cui cordoglio mi unisco".

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