Andrea Cavallari, l’evasione e i sospetti: dai telefoni in carcere ai complici nell’ombra

La fuga di Andrea Cavallari, il 26enne condannato per la strage di Corinaldo e sparito dopo un permesso per la laurea, è diventata un caso nazionale. Da sei giorni, le forze dell’ordine sono impegnate in una caccia serrata. Ma mentre le ricerche si concentrano tra Bologna, Modena e Ferrara, gli inquirenti iniziano a tracciare un quadro più complesso: Cavallari potrebbe non aver agito da solo. E l’ipotesi che abbia pianificato tutto con l’aiuto di un telefono cellulare tenuto illegalmente in carcere si fa sempre più concreta.
La Procura di Bologna, con il pm Andrea De Feis, ha aperto un fascicolo per evasione e si appresta ad aprirne un secondo, per favoreggiamento, al momento contro ignoti. Il nucleo investigativo della polizia penitenziaria sta passando al setaccio ogni dettaglio: le frequentazioni di Cavallari dietro le sbarre, i suoi compagni di cella, gli amici all’esterno, le telefonate, i contatti più recenti. C’è il sospetto che qualcuno, dentro o fuori la Dozza, lo abbia aiutato a orchestrare la fuga.
Una delle piste principali riguarda proprio l’uso di uno o più telefoni cellulari all’interno del carcere. Una pratica vietata, ma purtroppo non rara, anche a causa della cronica carenza di personale nella Penitenziaria. Secondo alcune indiscrezioni, Cavallari avrebbe avuto accesso a un telefono già durante la detenzione, e potrebbe averlo utilizzato anche durante il pranzo con i genitori, subito dopo la cerimonia di laurea. Un contesto, quello del permesso per necessità, che non prevede – per motivi di tempo – la valutazione dell’equipe carceraria: a differenza dei permessi premio, infatti, viene concesso dal magistrato di Sorveglianza sulla base di criteri più stringenti, ma più rapidi.
Cavallari, iscritto a Giurisprudenza dal 2021, aveva ottenuto un permesso per discutere la tesi giovedì 3 luglio. Dopo la cerimonia e un pranzo al ristorante con la famiglia, si sarebbe congedato con la scusa di un incontro. Da quel momento, nessuna traccia. Sono le 15.30 quando svanisce nel nulla.
Gli investigatori stanno ora cercando di ricostruire l'intera rete di rapporti del giovane, incluso il possibile coinvolgimento di ex detenuti conosciuti in carcere. Alcuni elementi fanno pensare che nei mesi precedenti Cavallari abbia iniziato a tessere una trama precisa: da quando era stato trasferito dalla sezione 1° G – riservata ai detenuti iscritti all’università – alla più dura 2D, avrebbe stretto legami con soggetti pericolosi, potenziali complici nella fuga. Uno di loro potrebbe avergli fornito accesso a mezzi di comunicazione o a contatti all’esterno.
Anche il suo entourage familiare e amicale è sotto osservazione. La ex fidanzata storica, più volte citata negli atti dell’inchiesta ma mai indagata, è stata rintracciata al lavoro nel Modenese e risulta estranea alla vicenda. La giovane con cui avrebbe voluto incontrarsi dopo la laurea, invece, resta una figura da identificare. C’è poi il mistero dell’amico che – secondo quanto riferito dal patrigno – avrebbe accompagnato Cavallari, offrendo un passaggio anche ai familiari, prima della scomparsa.
Il timore degli investigatori è che Cavallari abbia preparato la fuga con largo anticipo e che, grazie a una rete di fiancheggiatori, possa essersi già allontanato dall’Italia, forse verso Est. La sua ultima immagine nota è stata diffusa dalla Procura per favorire la cattura, ma al momento ogni tentativo di rintracciarlo si è rivelato vano. Di certo, con questa fuga, ha compromesso ogni speranza futura di misure alternative. Aveva già scontato metà della condanna – 11 anni e 10 mesi per omicidio preterintenzionale, furto, rapina e lesioni – e avrebbe potuto beneficiare, presto, di permessi premio. Ma ora ogni spiraglio si è chiuso.
Intanto, proseguono le indagini parallele. Se verrà confermato che un telefono è stato effettivamente utilizzato in carcere per pianificare l’evasione, si aprirebbe un nuovo fronte di responsabilità, non solo per Cavallari, ma anche per chi ha permesso – attivamente o per negligenza – che potesse comunicare con l’esterno.