Le coltellate per futili motivi e la fuga per ingannare la polizia: come è stato ucciso il camionista a Bolzano

La Procura di Bolzano ha ricostruito nei dettagli l’omicidio di Marius Ionut Cal, camionista romeno di 32 anni, ucciso nella notte tra sabato e domenica nella zona industriale del capoluogo altoatesino. A colpirlo, secondo gli inquirenti, sarebbe stato un connazionale, Iulian Alinil Brujan, 47 anni, anch’egli autotrasportatore. L’uomo, dopo aver accoltellato il collega al culmine di una lite per futili motivi, avrebbe tentato di far perdere le proprie tracce fuggendo prima verso sud e poi invertendo la marcia, nella speranza di depistare la polizia. La fuga, però, è durata poco: Brujan è stato rintracciato e arrestato in un’area di servizio dell’A22, a Laimburg, grazie a una pattuglia della Polizia Stradale.
Il procuratore Axel Bisignano, durante una conferenza stampa, ha confermato che l’uomo è accusato di omicidio aggravato dai futili motivi. Nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia per chiarire la dinamica precisa e la causa della morte. Sul luogo del delitto, nel parcheggio dei tir a Bolzano sud, resta ancora ben visibile la grande macchia di sangue che testimonia la violenza dell’aggressione: Marius avrebbe perso molto sangue e sarebbe morto quasi sul colpo. Il giovane camionista lascia la compagna e un bambino piccolo.
Il questore di Bolzano Giuseppe Ferrari ha espresso soddisfazione per l’esito dell’indagine: “Desidero ringraziare la Squadra Mobile e la Polizia Stradale per la rapidità e l’efficacia con cui hanno condotto l’attività investigativa, sotto il costante coordinamento della Procura della Repubblica”, ha dichiarato.
“Il risultato raggiunto – ha aggiunto – testimonia l’elevato livello di competenza e dedizione del personale della Polizia di Stato. L’individuazione del presunto responsabile in tempi così rapidi rappresenta un segnale forte dell’efficacia del nostro sistema investigativo”.
A ricostruire i minuti immediatamente successivi al delitto è Massimo Sgurelli, camionista trentino e noto tiktoker, che ha raccontato a Trento Today di essersi trovato casualmente nei pressi del luogo dell’omicidio.
“Erano circa le 4:30 del mattino – ha spiegato – mi sono fermato all’autogrill di Egna-Ora per un caffè quando ho visto i lampeggianti della polizia nel parcheggio riservato a noi camionisti. Lì ho capito che era successo qualcosa di grosso”.
Sgurelli, che non conosceva le persone coinvolte, ha raccontato di non essersi voluto “impicciare”, limitandosi a entrare nell’autogrill lasciando il camion con le luci accese nel parcheggio principale – un segnale, tra i camionisti, che indica una sosta breve.
Mentre beveva il caffè, ha visto arrivare gli agenti della Polizia Stradale. “Hanno chiesto al personale dell’area di servizio le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso. A quel punto era chiaro che c’era stato un fatto gravissimo. Solo dopo si è saputo che si trattava di un omicidio”, ha aggiunto.
Quelle immagini, spiegano gli investigatori, saranno cruciali per chiarire la sequenza degli eventi e stabilire se l’aggressione sia nata da una lite improvvisa o da rancori pregressi.
Sgurelli, visibilmente scosso, ha concluso con parole che raccontano bene la durezza della vita sulla strada: “Mi spiace per il collega e per la sua famiglia. Cosa penso? Le varianti di ciò che può essere accaduto sono tante, quindi preferisco non dire nulla. Una delle regole di chi vive sulla strada è non cercarsi rogne. Ma, purtroppo, può capitare di finirci dentro anche senza volerlo”.
Nelle prossime ore il gip di Bolzano deciderà sulla convalida del fermo.