L’auto che ha ucciso i tre ciclisti a Bari “andava a 150 all’ora”: il racconto di uno dei sopravvissuti

La Lancia Delta nera che ieri ha investito e ucciso un gruppo di ciclisti a Terlizzi, in provincia di Bari, era lanciata a una velocità molto alta, che un testimone ha stimato intorno ai 150 chilometri orari, su una strada dove il limite massimo è 90. La dinamica dell’incidente è stata ricostruita grazie ai racconti dei due superstiti, anche se gli inquirenti stanno ricostruendo gli ultimi dettagli: "Ci ha sfiorato, poi è rientrato e li ha presi in pieno. Andava a velocità sostenuta, probabilmente oltre 150 all’ora. Sono volati in aria. Noi siamo vivi solo perché eravamo più indietro", ha riferito uno dei ciclisti sopravvissuti, che viaggiava in coda al gruppo insieme a un altro compagno e che per questo si è salvato. Quello della velocità è un elemento che andrà confermato dalle indagini.
I cinque ciclisti erano partiti da Andria per un allenamento mattutino verso Bitonto. Dopo pochi chilometri, uno di loro aveva cambiato tragitto. I restanti si erano disposti in fila indiana lungo la carreggiata a doppio senso di marcia. I tre in testa – Antonio Porro, 70 anni, Sandro Abruzzese, 30, e Vincenzo Mantovani, 50 – sono stati centrati in pieno dalla vettura. Nessuna possibilità di salvezza. Alla guida dell’auto un uomo di Ruvo di Puglia, che dopo aver fermato il veicolo e compreso la gravità dell’accaduto, ha chiamato il 118: "Venite, ho investito dei ciclisti".
I tre ciclisti uccisi erano membri del gruppo sportivo Ciclo Avis di Andria, legato all’associazione dei donatori di sangue. Antonio Porro era un imprenditore molto noto in zona e co-fondatore di una torrefazione locale. "Era il nonno che tutti avrebbero voluto", ricorda Giuseppe Muraglia, ex professionista e dirigente della Federciclismo pugliese. Abruzzese era assicuratore, mentre Mantovani, titolare di un’officina, aveva cominciato a pedalare da circa sei anni. Lascia moglie e due figlie.
Il presidente della Federciclismo, Cordiano Dagnoni, ha ribadito la necessità di agire con urgenza: "Abbiamo istituito un gruppo di lavoro sulla sicurezza che in pochi mesi ha elaborato una serie di proposte che è nostra ferma intenzione presentare in Parlamento. Credo sia arrivato il momento che tutti facciano la propria parte affinché questa strage si fermi". Dall'inizio dell'anno almeno 130 ciclisti sono stati uccisi sulle strade italiane.