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Laila, morta sul lavoro schiacciata da un macchinario: chiesti 2 anni per il responsabile della sicurezza

Due anni di carcere per Jacopo Setti, 32 anni, responsabile della sicurezza della ditta ‘Bombonette’, e 117mila euro di sanzione amministrativa per l’azienda. È la richiesta fatta dalla Procura al tribunale di Modena per la morte di Laila El Harim, l’operaia 40enne morta in un tragico incidente sul lavoro avvenuto il 3 agosto 2021 a Camposanto.
A cura di Eleonora Panseri
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Laila El Harim
Laila El Harim

Due anni di carcere per Jacopo Setti, responsabile della sicurezza della ditta ‘Bombonette', e 117mila euro di sanzione amministrativa per l'azienda.

È quanto hanno chiesto i pubblici ministeri Giuseppe Amara e Claudia Natalini al tribunale di Modena per la morte di Laila El Harim, l'operaia 40enne di origini marocchine, ma residente in Italia ormai da molti anni, vittima di un tragico incidente sul lavoro del 3 agosto 2021 avvenuto presso la ditta del comune di Camposanto, nel Modenese.

La richiesta di pena è passata da tre a due anni visto l'avvenuto risarcimento ai familiari. La donna morì dopo essere rimasta schiacciata da un macchinario, una fustellatrice, nell'azienda dove lavorava. L'accusa ha chiesto anche 117mila euro di sanzione pecuniaria all'impresa stessa, in quanto soggetto giuridico.

Il processo che si sta svolgendo a Modena ipotizza lomicidio colposo aggravato dal mancato rispetto della normativa sulla sicurezza. Inizialmente era stato iscritto nel registro degli indagati anche Fiano Setti, il fondatore e legale rappresentante della ditta modenese, morto il 20 dicembre 2023 all'età di 87 anni.

Tra gli elementi chiave del procedimento ci sarebbero anche alcune modifiche fatte al macchinario per renderlo più veloce e che potrebbero avere avuto un peso specifico nella morte della giovane mamma di una bimba di 5 anni.

Laila El Harim
Laila El Harim

È quanto la Procura di Modena aveva contestato ai due indagati, il fondatore della ditta, che è nel frattempo deceduto, e il 32enne Jacopo Setti, delegato alla sicurezza e nipote dell'allora 86enne.

Secondo quanto è stato ricostruito in questi anni, pare inoltre che la vittima avesse fatto presente all'azienda le proprie perplessità e i timori relativi proprio al macchinario che utilizzava di frequente. La sentenza di primo grado, già rimandata in precedenza, dovrebbe arrivare a luglio.

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