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Guerra in Ucraina

“La Russia bombarda i civili perché non ha le carte per vincere sul campo”: l’analisi dell’esperto a Fanpage

Mentre la Russia colpisce le città per piegare Kyiv al tavolo negoziale, le sue forze arrancano tra perdite catastrofiche e avanzate minime. Mosca non conferma il controllo di tutto il Luhansk. L’analista Riley McCabe a Fanpage.it: la vittoria militare è fuori portata, Putin punta sulla resa diplomatica favorita da pressioni occidentali e stanchezza europea.
A cura di Riccardo Amati
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Le forze armate di Vladimir Putin stanno soffrendo, a causa di difetti nel loro coordinamento tattico e dell’efficienza delle difese nemiche. Nonostante mantengano l’iniziativa, la lentezza dell’avanzata e la dimensione delle perdite subite fanno dubitare che gli obiettivi bellici totalizzanti del Cremlino possano essere raggiunti con una vittoria sul campo — secondo le osservazioni di think tank e di analisti militari con esperienza diretta del fronte.

Mosca spera in una resa di Kyiv “a tavolino”. Destabilizzazione interna, diminuzione degli aiuti occidentali e pressioni di Donald Trump potrebbero piegare Zelensky anche senza una disfatta militare. Uno scenario che Putin cerca di alimentare con attacchi sempre più intensi dal cielo. Sulle città e sulla popolazione civile.

Un conteggio agghiacciante

“La Russia non ha le carte per vincere la guerra”, dice a Fanpage.it Riley McCabe, ricercatore del Programma conflitti armati, minacce asimmetriche e terrorismo del Center for Strategic and International Studies (Csis). McCabe è tra gli autori dello studio secondo cui le perdite di Mosca dall’invasione del 2022 quest’estate avrebbero superato la sconcertante cifra di un milione, tra morti e feriti. Cosa puntualmente avvenuta, secondo le più recenti stime dell Stato maggiore ucraino, dei governi britannico e statunitense e della Nato. “Sono oltre cinque volte le perdite combinate della Russia e dell’Unione Sovietica in tutti i conflitti dopo la Seconda guerra mondiale”, nota McCabe. “È una scala impressionante”. Le forze armate di Vladimir Putin dall’ inizio dell’anno hanno perso in media 1300 soldati al giorno.

I soldati russi uccisi sono oltre 250mila, secondo i dati del Csis. Le testate giornalistiche investigative Meduza e Mediazona, con il servizio russo della Bbc, hanno incrociato dati sulla mortalità, elenchi militari, funerali e altro: alla fine dello scorso febbraio ritenevano che i caduti della Federazione in tre anni fossero stati oltre 160mila, senza contare i combattenti delle regioni ucraine annesse e i volontari stranieri. Il Cremlino non fornisce cifre dal settembre 2022, quando ufficializzò poco meno di 6.000 morti. L’Ucraina, secondo il Csis, conta tra 60mila e 100mila morti e circa 300mila feriti. In tutto, la guerra scatenata da Putin ha fatto oltre 1,4 milioni di vittime solo tra i soldati. E poi ci sono i civili: ben oltre 13mila morti e quasi 32mila feriti in Ucraina, sono le ultime valutazioni dell’Onu; più di 620 morti e circa 790 dispersi in Russia, rende noto il governo federale di Mosca.

Morire per 50 metri

In linea e nelle retrovie, il rapporto tra le forze in campo è sfavorevole a Kyiv di quasi tre a uno: 400mila soldati di Mosca contro 250mila ucraini, calcolano gli analisti. “La superiorità numerica è il principale vantaggio della Russia e la base della sua capacità di mantenere operazioni offensive”, commenta a Fanpage.it Pavel Aksenov, osservatore militare del servizio in lingua russa della Bbc. “Nel primo anno di guerra le forze armate ucraine disponevano di un numero maggiore di truppe, oggi hanno una grave carenza di uomini, mentre Putin è in grado di reclutare centinaia di soldati al giorno”. Con 100 milioni in più di popolazione, la mobilitazione parziale di due anni fa e le paghe alte per i volontari, il vantaggio numerico per ora è assicurato, e permetterà alla Russia di continuare questa guerra di attrito. “Ma sta pagando un prezzo altissimo per guadagni minimi”, sottolinea McCabe.

Secondo il Csis, l’avanzata nella regione di Kharkiv è in media di 50 metri al giorno; quella nel Donbass — dove le cose vanno più spedite — di circa 135 metri. La Nato calcola una media di 167 tra morti e feriti per ogni chilometro quadrato conquistato. Il ritmo è simile a quello delle carneficine della Prima guerra mondiale, quando i generali lanciavano la fanteria all’assalto contro le mitragliatrici per guadagnare qualche metro tra i fili spinati e i cadaveri nella terra di nessuno. L’atteggiamento dei comandanti russi rispetto alla vita dei loro soldati è simile, purtroppo. Dall’inizio del 2024, la Russia ha conquistato circa 5.000 chilometri quadrati — meno dell’1 per cento del territorio ucraino. “A questo ritmo, non potrà mai conquistare tutta l’Ucraina”, afferma Riley McCabe.

Il capo della regione di Luhansk occupata ha annunciato in TV che le forze russe controllano ormai totalmente quel territorio. Se confermato sarebbe la prima volta che Mosca può vantare il pieno dominio su una oblast ucraina. Annessione della Crimea a parte. Ma i territori sono il minore degli obiettivi di guerra, per Putin, ribadiscono a Fanpage.it fonti vicine al Cremlino: quel che davvero conta sono la demilitarizzazione dell’Ucraina, un governo pro-Putin a Kyiv e un sistema di sicurezza che escluda la Nato e su cui la Russia abbia un sostanziale potere di veto. In pratica, si vuole una capitolazione.

Tattiche

Se il numero di caduti rispetto alle avanzate ricorda la Prima guerra mondiale, le tattiche sono molto diverse. Soprattutto negli ultimi mesi. “La natura del combattimento in prima linea è cambiata”, spiega Aksenov. “Prima, entrambe le parti facevano grande affidamento su duelli di artiglieria su larga scala. Ora mancano le munizioni, e i droni Fpv hanno stravolto il carattere della guerra”. È la prima guerra dell’era digitale. Droni e intelligenza artificiale sono i migliori amici e i più terrificanti e letali avversari dei soldati. Se i russi ormai lanciano all’attacco solo plotoni, spesso dotati di motociclette, non è tanto per l’assottigliarsi delle scorte di carri e blindati in grado di coprire unità di fanteria più consistenti. La produzione russa è salita a oltre 180 veicoli corazzati al mese, rivela la Nato. Abbastanza per sostituire i mezzi colpiti. È che si tratterebbe di un gioco a somma zero, vista l’efficacia degli operatori ucraini. Avanzate su larga scala verrebbero comunque interrotte.

La pressione su Sumy, città ucraina a ridosso del confine con la oblast russa di Kursk, continua da mesi senza risultati definitivi. Alcuni media americani riportano che Mosca ha ammassato ben 50mila uomini per un’offensiva in grande stile. Ma tra gli esperti, c’è chi ha parecchi dubbi sull’opportunità di un’azione simile. “Non mi aspetto grandi cambiamenti tattici: niente unità meccanizzate o coordinamento avanzato”, prevede Riley McCabe. “Un’eventuale offensiva consisterà in assalti graduali su un fronte ampio, ma senza una guerra combinata non ci saranno sfondamenti reali”. I limiti restano quelli osservati dal Csis nel terzo anno di guerra: “L’incapacità russa di coordinare artiglieria e manovre ostacola gli sfondamenti. E la difesa ucraina in profondità è solida: mine, trincee, droni, artiglieria”. Non solo debolezza tattica russa, quindi. Ma anche forza difensiva ucraina.

Bombardamenti indiscriminati per vincere “a tavolino”

“Nonostante l’efficacia nell’uso di droni e altro l’Ucraina ha ancora bisogno di enormi quantità di materiali, e qui il sostegno occidentale – Europa e USA – resta cruciale”, chiarisce l’accademico del Csis. E a questo punto, dopo l’ennesimo catastrofico barrage russo di lunedì scorso, è chiaro che l’aiuto militare a Kyiv dovrebbe concentrarsi sui sistemi di difesa antiaerea. Mosca ha aumentato la produzione di missili balistici e gli acquisti dello stesso tipo di armi dalla Corea del Nord. E costruisce 500 droni Shahed al giorno. “Vedremo continui bombardamenti su tutto il territorio ucraino, soprattutto contro le città e i civili”. Stessa previsione degli analisti della Nato. Ma l’Ucraina ha anche necessità di missili a lungo raggio, sostiene McCabe. “Kyiv non adotterà una tattica simile a quella russa, almeno non su vasta scala: si limiterà ad obiettivi militari”, afferma. “Colpire obiettivi militari nella Russia profonda ha molto senso, per Kyiv”, concorda l’osservatore militare Aksenov: “La popolazione sente esplosioni e percepisce la guerra. Gli allarmi aerei bloccano gli aeroporti e cancellano voli. Anche quando i danni restano limitati, l’effetto psicologico è importante”. È il caso dell’attacco contro la fabbrica di Izhevsk.

Se gli obiettivi di guerra del Cremlino si limitassero al controllo su quattro regioni ucraine, “potrebbe essere in grado di raggiungerlo militarmente”, conclude Pavel Aksenov . “Ma se si tratta di portare di fatto alla sottomissione dell’intero Paese, ciò sembra fuori portata. Non c’è alcuna garanzia che la Russia possa ottenere ciò che considera una vittoria solamente tramite mezzi militari”. Serve una “vittoria a tavolino”, appunto. O meglio, al tavolo di un “negoziato” equivalente a una capitolazione. Complici l’imprevedibile Trump e un’Europa poco convinta del sostegno a Kyiv. Uno scenario che al momento sembra piuttosto distante dal realizzarsi. E che il regime russo spera si concretizzi bombardando le città.

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