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La rabbia di Vincenzo, pescatore di Crotone: “Non sono riuscito a salvare nessuno, mi sento in colpa”

“Ho preso un bambino, pensavo che fosse vivo e mi sono tuffato in acqua vestito. Era un bambino di 2/3 anni, quando l’ho tirato fuori aveva ancora gli occhi aperti. Ho detto: ‘Questo lo salvo’. Ma non è andata così: la mia rabbia è quella di non essere riuscito a salvarne neanche uno”.
A cura di Davide Falcioni
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"Ho preso un bambino, pensavo che fosse vivo e mi sono tuffato in acqua vestito. Era un bambino di 2/3 anni, quando l'ho tirato fuori aveva ancora gli occhi aperti. Ho detto: ‘Questo lo salvo‘. Ma non è andata così: la mia rabbia è quella di non essere riuscito a salvarne neanche uno". È la testimonianza rilasciata  a Repubblica da Vincenzo Luciano, pescatore di 51 anni e tra i primi domenica ad arrivare sulla spiaggia di Steccato di Cutro, nel tentativo di salvare le persone in mare dopo il naufragio della loro barca.

Luciano ha spiegato di aver appreso da una telefonata arrivata nel cuore della notte da un amico del naufragio in corso. L'uomo, infatti, aveva visto che la barca con centinaia di migranti a bordo stava andando in frantumi. Arrivato in spiaggia il pescatore ha iniziato a tirare fuori dal mare i cadaveri, per evitare che la risacca li trascinasse al largo, ma le dimensioni della tragedia gli sono apparse evidenti solo alcune ore più tardi con il sorgere del sole.

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"Non ero pronto per questo, sono stato preso dal panico… ho visto 10 corpi tutti uno sopra l'altro", ha detto. "Quando chiudo gli occhi mi torna alla mente quel bambino. Se fossi arrivato un minuto prima, 20 secondi prima, magari avrei potuto salvarlo. Ho un senso di colpa". L'uomo è rimasto ancora diverse or sulla spiaggia di Steccato di Cutro, un tempo che gli ha consentito di prendere coscienza della strage che si era consumata. Accanto a lui decine di cadaveri di uomini, donne e bambini e le urla strazianti delle mamme che cercavano i figli, alcuni dei quali erano sopravvissuti mentre altri erano stati inghiottiti dal mare.

"Quando sono arrivato a casa mia moglie mi ha visto stravolto. Mi ha detto: ‘Te l'avevo detto di non andare, perché era qualcosa di grave'. Sono tre giorni che non mangio e non dormo".

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