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La protesta dei rider: “Ordini moltiplicati durante la pandemia, ma siamo lavoratori senza diritti”

Nasce in occasione del Primo Maggio la piattaforma comune “Diritti per i rider”: “Ci chiamano eroi ma siamo lavoratori senza diritti, senza un contratto di lavoro vero. Gli ordini si sono moltiplicati nelle ultime settimane, la paga a consegna si è drasticamente ridotta e le aziende, anche durante la pandemia, continuano mettere in strada nuovi rider per distribuire comfort food ai loro clienti. Ci chiamano eroi ma lavoriamo senza diritti, alla faccia del servizio essenziale”.
A cura di Susanna Picone
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Nasce in occasione del Primo Maggio, giornata internazionale dei lavoratori, la piattaforma comune "Diritti per i rider". Da Milano a Bologna, passando per Firenze, Roma, Napoli e Palermo, i rider si coalizzano per dare vita all'unione delle esperienze sindacali attive su tutti i territori lungo la penisola come "Rider x i diritti". “In questo momento di grande sacrificio globale per molte categorie di lavoratori e non, a causa dell'emergenza sanitaria, noi fattorini del delivery siamo tra i più colpiti nel mondo del lavoro”, lamentano ricordando che sono tra i pochi rimasti in strada, pagati a cottimo, “ricattati dai sistemi di punteggio delle app e arruolati con contratti di collaborazione occasionale o di falso lavoro autonomo, senza applicazione di un contratto collettivo nazionale, nonostante una legge approvata a novembre 2019 e la Corte di Cassazione abbiano riconosciuto l'applicazione della disciplina della subordinazione”.

Si legge sulla pagina Facebook di Deliverance Milano: “Ci chiamano ‘eroi’ ma siamo lavoratori senza diritti, senza un contratto di lavoro vero. Gli ordini si sono moltiplicati nelle ultime settimane, la paga a consegna si è drasticamente ridotta e le aziende, anche durante la pandemia, continuano mettere in strada nuovi rider per distribuire comfort food ai loro clienti. Ci chiamano eroi ma lavoriamo senza diritti, alla faccia del ‘servizio essenziale’!”, così i rider, che continuano spiegando di non aver ottenuto dalle aziende né gel né mascherine per tentare di proteggersi dal coronavirus, e che si sono dovuti “rivolgere alle aule dei tribunali per ottenere ciò che ci spettava”. Tuttavia le piattaforme, nonostante il pericolo di contagio, stanno continuando a non distribuire gli strumenti necessari per la tutela di chi consegna, dei dipendenti dei ristoranti e di chi ordina.

Quindi l’appello di precari e fattorini attivi nel delivery food: “È tempo che Glovo, Deliveroo, Just Eat e UberEats si attrezzino per garantire reddito e sicurezza sul lavoro, non soltanto per noi fattorini ma anche nell'interesse della tenuta del sistema sanitario nazionale. È necessario che lavoriamo? Ci forniscano i dispositivi di protezione! Siamo un servizio essenziale? Ci assumessero, perché chi svolge un servizio essenziale ha diritto a un contratto di lavoro!”. Chiedono dunque di aderire alla campagna nazionale "Diritti per i rider" affinché i rider vengano riconosciuti come lavoratori a tutti gli effetti e di condividere l'appello "a tutti coloro che come noi vogliono vedere affermati una volta per tutte i diritti contro lo sfruttamento".

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