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La moglie del sindacalista ucciso a Biandrate: “L’ho scoperto dai social, voglio giustizia per Adil”

Lucia Marzocca è la moglie di Adil Belakhdim, il sindacalista ucciso da un camion a Biandrate: lo aspettava insieme ai loro figli in Marocco per poterlo riabbracciare dopo mesi di distanza: “Aveva già preso i biglietti, sarebbe dovuto arrivare domenica”. Sul camionista che lo ha travolto: “È una tragedia. Ma dovrà pagare per quello che ha fatto”.
A cura di Susanna Picone
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“So che quello che è successo è una tragedia. Ma io voglio giustizia. Non si può morire così”: a parlare è Lucia Marzocca, la moglie di Adil Belakhdim, il sindacalista che è stato travolto e ucciso da un camion a Biandrate, nella provincia di Novara, durante un presidio per i diritti sul lavoro all'ingresso del centro distribuzione Lidl. “Quel camionista dovrà pagare per quello che ha fatto”, afferma la donna in un'intervista a Il Corriere della Sera aggiungendo di aver saputo di quanto accaduto dai social e di aver dovuto dire ai loro figli che il padre non sarebbe tornato a casa. "Vado avanti solo per i nostri due bambini, Abelahi e Adam, sei e quattro anni. Stavano aspettando il loro papà. Non lo abbracciavano da gennaio – racconta la donna – Invece gli ho dovuto raccontare che è andato in cielo. Io ho scoperto della sua morte dai social. Volevamo costruire qui in Marocco il nostro futuro insieme e invece ora aspetterò il suo corpo qui ad El Jadida solo per dirgli addio”.

"Non si può morire mentre si sta lottando per difendere dei diritti"

Dallo scorso gennaio la donna si trova in Marocco insieme ai figli e Adil avrebbe dovuto raggiungere la famiglia. “Doveva arrivare domenica prossima. Aveva già fatto il biglietto. L’ultima volta che i bimbi lo avevano visto era gennaio. Poi non era più riuscito a raggiungerci a causa del coronavirus. Anche a marzo aveva tentato di venire in Marocco ma non c’era riuscito. Finalmente i bambini potevano riabbracciarlo. Non vedevano l’ora”, le parole della vedova. Adil Belakhdim, secondo il racconto di sua moglie, era un uomo che credeva in quello che faceva e nel suo lavoro: “Partecipava alle manifestazioni perché credeva nella giustizia e voleva lottare per difendere i diritti dei lavoratori. Era determinato, credeva in ciò che faceva. E soprattutto amava il suo ruolo di sindacalista. Non si può morire così mentre si sta lottando per difendere dei diritti”, lo sfogo sulle pagine del Corriere. Ai media la donna ha parlato del marito anche come di un uomo che in passato aveva conosciuto il razzismo e i turni massacranti. Un uomo che i colleghi stimavano molto e che – dice la donna – “mi hanno detto che non ci lasceranno soli”.

La moglie di Adil: "Il camionista dovrà pagare"

La moglie di Adil ha parlato anche del camionista responsabile della tragedia di Biandrate, un giovane che vive nell’Alto Casertano: “Pensavo fosse un adulto, non un 25enne. Ho pensato che oltre ad aver rovinato la vita della mia famiglia ha distrutto anche la sua. Le sue due bimbe non avranno più un padre proprio come i miei figli. È una tragedia. Ma dovrà pagare per quello che ha fatto. Mi chiedo perché lo abbia fatto. Continuo a domandarmi se era lucido e se si sia accorto di aver ucciso un uomo”. Subito dopo il fatto, il camionista ha telefonato al suo padrino di cresima, un sovrintendente della Polizia di Stato dicendogli che era "successo un casino", e subito il poliziotto gli ha consigliato di tornare indietro per evitare guai peggiori. Il giovane si è poi costituito. Il camionista lavora per un'azienda di Castellammare di Stabia (Napoli) che si occupa di cibi surgelati e ogni settimana effettuava consegne al Nord per poi tornare a casa nel weekend. Anche il giorno del dramma aveva scaricato ii prodotti presso la Lidl. L’uomo è accusato di omicidio stradale, resistenza e omissione di soccorso.

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