260 CONDIVISIONI

“La mamma non la vedi più”, ginocchiate e testate alle vittime: così i due 15enni torturavano coetanei

I due 15enni arrestati a Caltanisetta dopo aver sequestrato un 13enne, secondo il Gip, sarebbero responsabili di altri episodi messi in atto con “atteggiamento sprezzante e sfrontato, in grado di delineare l’assenza di alcun timore circa le conseguenze penali delle proprie azioni”.
A cura di Antonio Palma
260 CONDIVISIONI
Immagine

Si facevano chiamare “cugini”, anche se in realtà i due 15enni di Caltanissetta non lo erano affatto, e per mesi insieme avrebbero terrorizzato i coetanei con violenti pestaggi e minacce fino a mettere in atto un vero e proprio sequestro di persona nei confronti di un 13enne che nelle scorse ore li ha portati in carcere.

È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Caltanissetta Bianca Maria Bonafede nei confronti dei due quindicenni tratti in arresto oggi dai carabinieri con le pesanti accuse di tortura, sequestro di persona, minaccia, lesioni aggravate e porto di oggetti atti ad offendere.

Secondo quanto ricostruito dall'indagine condotta dai militari dell’Arma e coordinata dal pm Rocco Cosentino, infatti, prima del grave episodio del 13enne legato, picchiato e minacciato di morte nel garage di uno dei 15enni a settembre, i due “cugini” si sarebbero resi protagonisti di diverse violenze nei confronti di altri ragazzini.

Tra le condotte conteste ai due, l’aggressione a un altro 15enne, avvenuta sempre nell’estate scorsa, durante la quale la vittima sarebbe stata colpita con calci e pugni e con una testata indossando il casco tanto da provocargli lesioni personali. Un’altra aggressione risale addirittura ad aprile nei confronti di un 16enne, colpito con una ginocchiata al naso oltre a calci e pugni solo perché aveva esternato “interesse” per un’amica comune. Diversi gli episodi di minacce anche con armi come coltelli

Episodi e azione diverse ma “esecutive di un medesimo disegno criminoso”, secondo il Gip, da cui poi sarebbe scaturita l’aggressione al 13enne, reo di aver parlato con altri proprio dei comportamenti dei due 15enni arrestati.

Un arresto che, secondo il giudice, è giustificato anche dalle “modalità particolarmente inquietanti della condotta, in grado di evidenziare delle personalità allarmanti in ragazzi di giovanissima età, incapaci di alcun pentimento o riflessione circa il proprio comportamento”.

“È evidente, inoltre, l’atteggiamento sprezzante e sfrontato degli indagati, in grado di delineare l’assenza di alcun timore circa le conseguenze penali delle proprie azioni” scrive il gip. Evidenze dimostrate dai molti messaggi successivi al sequestro inviati al 13enne in cui si legge: “Se io scendo con mia mamma in Questura, tua mamma non la vedi più e la puoi salutare’", "perché altrimenti io dico tutto a mia mamma, compreso a mio cugino e noi, io mia mamma, mia zia e mio cugino, vi rompiamo il culo”.

260 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views