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La mamma di Agata Scuto, uccisa dall’ex convivente: “Ero ingenua, mi fidavo del mio compagno “

La mamma di Agata Scuto a Chi l’ha visto? dopo la condanna all’ergastolo per Rosario Palermo, suo ex convivente, per l’omicidio della figlia: “Mi fa impressione, lui almeno vive. Ma Agata non c’è più. Sarebbe viva se mi avesse detto qualcosa”.
A cura di Ida Artiaco
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"Sono contenta perché il corpo di mia figlia può finalmente riposare in pace. Rosario Palermo aveva atteggiamenti strani con mia figlia ma non credevo che il mio compagno potesse avere rapporti con lei".

A parlare è Mariella, la mamma di Agata Scuto, la 22enne scomparsa il 4 giugno del 2012 da Acireale. Per il delitto nei giorni scorsi è stato condannato in Corte d'Assise Rosario Palermo, 63 anni ed ex convivente della donna, all'ergastolo per l'omicidio e l'occultamento del cadavere della giovane. Secondo quanto ricostruito, Agata fu fatta sparire perché incinta, anche se l'uomo si è sempre detto innocente.

Commentando la notizia ai microfoni della trasmissione Chi l'ha visto? in onda questa sera su Rai 3, Mirella ha affermato che "non avrei mai potuto pensare che lui approfittasse di lei. Agata sarebbe viva se mi avesse detto qualcosa. Ho rimorso perché potevo aiutarla e sarebbe viva".

Sull'ex compagno ha detto: "Mi fa impressione, lui almeno vive, mangia un piatto di pasta. Ma mia figlia non c'è più. Ci penso ad Agata, piango notte e giorno. Le persone devono tacere se non sanno le cose. Mi aveva detto che era caduto il giorno della scomparsa, era venuto con una ustione su cui buttava acqua ossigenata, ma non voleva andare dal medico", ha ricordato.

Agata Scuto
Agata Scuto

E poi ancora: "Agata mi aveva detto che aveva un ritardo", ha precisato riferendosi alla possibilità che la figlia fosse incinta. "Ma io non ci arrivavo con la testa, non credevo alla gravidanza. Mi sono fidata di quell'uomo, tutta la mia famiglia si è fidata.  Non credevo fosse così crudele, non ci arrivava. Oggi ho capito che non devo fidarmi più di nessuno".

Intanto, il legale di Palermo hanno già fatto sapere che "sicuramente ricorreremo in appello, rispettiamo la sentenza ma non la condividiamo, altri commenti sono superflui in questo momento, dobbiamo prima leggere le motivazioni", sottolineando di non considerare una confessione quella che ha portato all’arresto dell’uomo dieci anni dopo la scomparsa della ragazza.

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