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La forza di Michela: “Di nuovo mamma mentre lottavo contro un tumore al seno”

Michela Ferrarini ha 40 anni e dal 2018 la sua vita è completamente cambiata dopo aver scoperto, quasi in contemporanea, di avere un tumore al seno e di essere di nuovo incinta. “La mia gravidanza è stata sempre una paura che si potesse interrompere da un momento all’altro racconta a Fanpage.it, durante il mese tradizionalmente dedicato alla prevenzione di questa malattia -. E quando mia figlia è finalmente nata, ho capito che quel capitolo era chiuso, finito. Ero solo una mamma e non una malata”
A cura di Beppe Facchini
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“Ho fatto una gravidanza allucinante, non sono mai riuscita a concentrarmi su quella: c'è sempre stata la malattia a scandire tutti i mesi, le ecografie del feto sono state sostituite da quelle al seno. E ho fatto una fatica tremenda a gestire queste cose”. Comincia così il racconto di Michela Ferrarini, quarantenne di Calestano, in provincia di Parma, che nel 2018 ha visto stravolgersi completamente la propria vita non soltanto a causa di un tumore al seno individuato in seguito ad alcuni esami, ma anche per una gravidanza, scoperta praticamente in contemporanea, portata avanti positivamente proprio durante la sua lotta alla malattia, nonostante all'inizio per i medici la sua situazione fosse definita “incompatibile” con la formazione di un'altra esistenza dentro di sé.

Per Michela, sposata già da 10 anni e con una bambina di appena due anni, all'epoca, il 2018 si stava rivelando l'anno perfetto. “Avevamo comprato la nostra casa indipendente, che era il nostro grande sogno -racconta a Fanpage.it-, stavamo sognando un secondo figlio e facevo un lavoro che mi piaceva: era il periodo più bello per tutte le cose stavo riuscendo a realizzare, mai avrei pensato che la mia vita potesse prendere un'altra direzione”. Accortasi di un nodulo sospetto, che inizialmente sembrava solo una cisti, Michela inizia infatti ad effettuare alcuni accertamenti e, fra un esame e l'altro, scopre di essere incinta. Ma la gioia diventa subito disperazione. “Senza troppi giri di parole un chirurgo mi dice che anche se il tumore fosse stato benigno, in vista di un'operazione avrei dovuto decidere se interrompere o meno la gravidanza” continua infatti la giovane mamma emiliana, che però non si dà per vinta e, rivolgendosi ad altre strutture milanesi, riesce invece a intraprendere un lungo e difficile percorso che la porterà, dopo 36 settimane, a dare alla luce (e in salute) la sua seconda figlia, Giorgia. “Il viaggio l'ho fatto soprattutto dentro me stessa, perché quando arrivi ad affrontare certe cose -prosegue Michela- cambia tutta la tua mentalità, la tua visione sulle cose. Inizi a notare alcune cose che prima davi per scontato, come alzarsi la mattina dal letto: quando sono stata veramente male, mi sentivo una stupida nel pensare a tutte quelle volte che non volevo farlo quando dovevo, per esempio, andare a lavoro. Ti rendi veramente conto del tempo che ti viene strappato via, in un momento della tua vita in cui sei convinta di averne e di poter fare quello che vuoi, ti si aprono gli occhi e capisci che non è così”.

È anche per queste convinzioni acquisite negli ultimi tre anni che Michela ha quindi deciso di raccontare la sua storia, prima attraverso una pagina Facebook ("Al di là del muro") e poi attraverso un lib

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ro, ormai ultimato e che avrà lo stesso titolo (l'uscita è prevista per il 22 ottobre in prevendita sul sito www.bertonieditore.com e dal 30 sulle piattaforme online e in tutte le librerie), il cui ricavato sarà donato in parte alla ricerca per una malattia che, si stima, in Italia conta mediamente 55mila nuovi casi all'anno. E ottobre, mese dedicato tradizionalmente alla prevenzione del tumore al seno, è quindi un momento opportuno per parlarne, proprio come sta facendo Michela, operata all'Istituto Clinico Humanitas e poi seguita, per chemioterapia e visite per la gravidanza, al Policlinico Mangiagalli, sempre a Milano. Giorgia sarebbe dovuta nascere proprio qui, ma alla fine lo ha fatto a Parma, giusto qualche giorno dopo l'ennesimo esame, quando le acque si sono rotte prima di poter anche solo partire alla volta del capoluogo lombardo. “Quando sono stata operata -prosegue il racconto- hanno scoperto che il mio tumore si era già infiltrato ai linfonodi, quindi ho subito lo svuotamento ascellare e da lì è cambiato il mio piano terapeutico, perché se il linfonodo sentinella fosse stato pulito me la sarei cavata, diciamo, con un po' di radioterapia. Invece ce n'erano altri quattro sporchi e quindi mi hanno detto che c'era anche la chemio da fare”.

Le difficoltà e i momenti complicati, quindi, non sono mancati, ma Michela ce la sta facendo, andando avanti con le terapie, interrotte momentaneamente in vista del parto (“Ne avrò ancora per almeno due annetti e mezzo”), con maggiore consapevolezza su tantissime cose. “Alle mie figlie insegnerò che la vita è dura ma che ce la si può fare -dice infine la giovane mamma combattente-. La mia gravidanza è stata sempre una paura che si potesse interrompere da un momento all'altro. E quando Giorgia è finalmente nata, ovviamente non potevo allattarla, ma ho capito che quel capitolo era chiuso, finito. Ero solo una mamma e non una malata. La forza l'ho trovata proprio nelle mie figlie -conclude- se lo avessi fatto solo per me, tra virgolette, ne avrei sofferto di più”.

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