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La ditta gli chiede di andare in trasferta negli Usa, l’operaio si rifiuta: “Ho paura di volare”. Licenziato

Un operaio metalmeccanico di Bologna è stato licenziato dalla sua ditta perché per due volte si era rifiutato di viaggiare verso gli Stati Uniti perché spaventato all’idea di volare. L’uomo ha impugnato il licenziamento, ma la giudice di primo grado ha dato ragione all’azienda. “Motivazione sulla paura di volare troppo generica”.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Un metalmeccanico bolognese è stato licenziato per la sua paura di volare. L'operaio si è infatti rifiutato due volte di andare negli Stati Uniti in aereo come gli aveva chiesto la ditta per la quale lavorava. L'uomo avrebbe dovuto viaggiare insieme ad altri colleghi per un affare con una ditta americana, ma non ha voluto perché spaventato dall'aereo e dalle tante ore di volo. Così l'azienda lo ha licenziato.

La giudice alla quale si è rivolto gli ha dato torto: per il tribunale di Bologna, la società ha agito legittimamente. L'uomo aveva infatti impugnato il licenziamento con l'aiuto dei sindacati di categoria, ma la giudice Maria Luisa Pugliese del tribunale bolognese ha giudicato il provvedimento in regola.

"Le sanzioni disciplinari irrogate al ricorrente devono ritenersi legittime – scrive la giudice -. La sospensione prima e il licenziamento poi, sono idonei poiché i comportamenti contestati dall'azienda ledono il rapporto fiduciario".

La società per cui il metalmeccanico lavorava lo aveva invitato per due volte nel febbraio 2024 a munirsi di passaporto, chiedendogli anche di fornire una prova documentale dell'avvenuta richiesta, entro sette giorni. La paura di volare però per l'uomo era troppa e dopo aver spiegato il fatto, non aveva ceduto alla richiesta, rimanendo fermo sulla sua posizione. Il mese successivo, dopo un incontro tra le parti, la ditta bolognese lo aveva licenziato.

A quel punto era scattata la causa civile e l'operaio, sostenuto dai sindacati, si era rivolto al giudice. Il tribunale però ha dato ragione all'azienda: non è stato infatti dimostrato che vi fosse un accordo tra l'operaio e la società in merito all'esenzione dalle trasferte, ma soprattutto la motivazione legata alla paura di volare è stata definita "troppo generica".

"Il certificato prodotto dall'operaio attestante l'aerofobia che gli impedisce di salire su un aereo – si legge nella sentenza – non può ritenersi valido ai fini di un esonero dalle trasferte". Per la giudice si tratterebbe infatti di una semplice dichiarazione da parte del medico di medicina generale che attesta che l'operaio soffre di aerofobia ma è assente una valutazione specialistica. Il certificato risale inoltre al 2011 e non risulta idoneo ad attestare le attuali condizioni di salute del metalmeccanico.

Il rifiuto dell'operaio di avviare una pratica per il passaporto, sempre secondo la giudice, non sarebbe supportato da valide giustificazioni. Dovrebbe essere considerato, infatti, immotivato il rifiuto di svolgere le mansioni assegnate. Il rifiuto, secondo il magistrato, può configurare insubordinazione. La sentenza è arrivata in primo grado.

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