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Inviava le persone arrestate dalla sua fidanzata avvocata: denunciato carabiniere

Un maresciallo dei carabinieri di Fasano e due liberi professionisti della stessa città sono indagati dalla Procura della Repubblica di Brindisi. Il sottufficiale era solito inviare le persone arrestate da un’avvocata che – guarda caso – era anche la sua fidanzata.
A cura di Davide Falcioni
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Prima denunciava e arrestava dei presunti malviventi, poi suggeriva solo gli avvocati da nominate che – guarda caso – erano sempre gli stessi: uno dei due era la sua fidanzata. Per questo un maresciallo dei carabinieri di Fasano e due liberi professionisti della stessa città sono indagati dalla Procura della Repubblica di Brindisi. L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe De Nozza, ha permesso di scoprire che il militare indicava alle persone che finivano nei guai con la giustizia lo studio legale della donna alla quale era sentimentalmente legato, affiancata da un altro avvocato del foro di Fasano. Stando a quanto emerso tale comportamento del maresciallo è durato a lungo, fino a quando un altro avvocato non si è insospettito e ha segnalato la cosa al diretto superiore gerarchico del maresciallo. È quindi scattata l’indagine, che è stata svolta dai colleghi del sottufficiale il quale, prima ancora che gli accertamenti fossero conclusi, era stato trasferito.

I reati che vengono ipotizzati nei confronti del carabiniere e dei due avvocati sono abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici. Durante le indagini gli investigatori hanno documentato sette presunti episodi illeciti. Agli atti dell'inchiesta ci sono i verbali delle dichiarazioni rese da sette persone arrestate o denunciati dal maresciallo in questione, che hanno riferito agli investigatori che il sottufficiale gli aveva indicato il nome del difensore da nominare. In questo modo – è in estrema sintesi la conclusione a cui è giunto il pm – il maresciallo avrebbe procurato un ingiusto profitto alla sua compagna e, indirettamente, anche al collega a cui l’avvocatessa era solita associarsi nelle difese.

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