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Infermiera no vax pentita dopo un mese in terapia intensiva: “Ho sbagliato, vaccinatevi”

Un’infermiera toscana convintamente no vax ha raccontato i suoi due mesi di ospedale – uno dei quali in terapia intensiva – dopo aver contratto il Covid-19: Tornassi indietro mi vaccinerei subito, ho avuto paura di non farcela”.
A cura di Davide Falcioni
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Catia Elena Dell'Orso
Catia Elena Dell'Orso

Era convinta che il Covid fosse più o meno come un'influenza e per questo per mesi si era rifiutata di farsi vaccinare, nonostante fosse un'infermiera e fosse a conoscenza dell'obbligo di legge per gli operatori sanitari. A farle cambiare radicalmente idea è stato provare sulla sua pelle le conseguenze della malattia: Catia Elena dell’Orso, infermiera fiorentina di 50 anni, è infatti stata ricoverata per due mesi, uno dei quali nel reparto di terapia intensiva. Dopo quest'esperienza non ha più dubbi: vaccinarsi è importantissimo. "Simpatizzavo per i no-vax e al massimo – racconta a Repubblica – avrei fatto la monodose dello Spallanzani, una volta disponibile. Nel frattempo pensavo che, adottando le dovute precauzioni, senza andare nei locali o frequentare posti affollati, a me non sarebbe successo niente. Sto bene; tutti mi danno la metà dei miei anni, mi ripetevo".

Si sbagliava di grosso. Alla fine di marzo infatti Catia Elena contrae il Covid. Dapprima viene rimandata a casa, poi però le sue condizioni precipitano improvvisamente e i medici dell'ospedale Careggi devono ricoverarla in terapia intensiva: "Tornassi indietro mi vaccinerei subito", dice ora, e racconta: "Mi mettono la mascherina, poi il casco ma l’ossigeno non mi bastava mai. Sentivo bruciare naso, gola, che sanguinavano. Avevo ovunque aghi ma la desaturazione dell’ossigeno continuava. Ho avuto tanta paura di non farcela". L'infermiera viene dimessa il 20 maggio dopo una pericardite e un diabete causato dalle massicce dosi di cortisone, che è stato necessario somministrarle per contenere l’infezione. "Questa maledetta stanchezza mi accompagna ovunque. Bastano pochi passi. Se prima mi davano 30 anni, ora me ne sento 80. Ringrazio i medici che mi hanno aiutato e mi aiutano ancora. Soprattutto spero che il racconto di questa mia esperienza possa servire di lezione e far cambiare idea a altri no-vax prima che sia troppo tardi: il covid non va sottovalutato a nessuna età e il vaccino chiude le porte al virus così che non possa attaccare cuore e polmoni".

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