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In difesa del gesto dell’uomo (che sa chiedere scusa)

Alla fine anche il gesto di stizza di Papa Bergoglio con una fedele (di cui si è scusato) diventa argomento di dibattito politico. Ad attaccare il Papa sono gli stessi che invocano la durezza (se non addirittura la violenza) per il “bene dell’Italia” eppure oggi sono diventati tutti anime belle che danno lezioni di umanità.
A cura di Giulio Cavalli
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Non ne so di papi e di vangeli di più di quel che si impara nel normale percorso scolastico e catechistico nostrano ma assisto alla prevedibile ultima levata di scudi contro Papa Bergoglio con un certo rammarico per l'ennesima strumentalizzazione. I fatti: ieri Papa Bergoglio viene strattonato da una fedele piuttosto infervorata che lo accalappia per una mano rischiando di farlo cadere, cerca di divincolarsi con degli schiaffetti sulla mano per liberarsi dalla presa e poi riprende il suo cammino piuttosto imbronciato. In un Paese normale una scena del genere rientrerebbe nelle colonnine di destra dei siti d'informazione e sarebbe buon materiale per umoristi, al massimo potrebbe aprire discussioni tra ortodossi, quelle dispute che rientrano nel campo degli specialisti.

Qui da noi dove ormai tutto è politica perché manca la politica invece quel gesto di stizza si trasforma nella clava per bastonare il Papa, il suo papato e soprattutto la sua insopportabile idea buonista del mondo che cozza con il bullismo sovranismo di una certa fazione politica. La scena, vista da lontano, è kafkiana: quelli che affonderebbero i barconi e che rivendicano il diritto di sparare a chiunque in nome della legittima difesa ora strepitano scandalizzati per un buffetto su una mano. In sostanza: quelli che vorrebbero convincerci che serva la durezza (se non addirittura la violenza) per sistemare il mondo oggi sono gli stessi che oggi si ritengono violentati dalla stizza del pontefice.

Ad attaccare Bergoglio sono gli stessi che chiedono a gran voce l'uomo forte per il Paese (e magari "con pieni poteri") e che oggi si impegnano a darci lezioni sulla fratellanza, sull'umanità e sull'accoglienza: proprio loro che hanno trasformato il Vangelo in una bestemmia appuntita per mietere un po' di voti. Sono quelli delle "zingaracce" che accerchiano qualcuno se si presenta ai loro comizi con il semplice cartello "ama il prossimo tuo" e che improvvisamente sono diventati più buonisti dei buonisti. Salvini (che insegue come uno stercorario ogni trend topic del giorno) addirittura si diverte a farne una scenetta per TikTok.

Se avessero davvero una gran passione per il cuore immacolato di Maria forse i nuovi ortodossi potrebbero ripassarsi nei Vangeli quel Gesù che usano per propaganda e che invece si arrabbiò e si adirò: Gesù cacciò i cambiavalute e i venditori di animali dal tempio, mostrò grande turbamento ed ira (Matteo 21:12-13; Marco 11:15-18; Giovanni 2:13-22); Quando i farisei si rifiutarono di rispondere alle Sue domande, Egli li guardò “tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza del loro cuore” (Marco 3:5); “adiratevi e non peccate” Efesini 4:26. Solo per citare alcuni esempi.

Si badi bene: Papa Francesco si è scusato, dicendo che la salvezza "non è magica", ma è "paziente": "La pazienza dell’amore: l’ amore ci fa pazienti. Tante volte perdiamo la pazienza; anch’io, e chiedo scusa per il cattivo esempio di ieri", ha detto proprio oggi all'Angelus di Capodanno.

Ma il succo dei nuovi asini è questo: "fate quello che dico, non fate quello che faccio". Quindi attaccare Bergoglio val bene una messa.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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