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La strage di Erba di Olindo e Rosa

Parla la difesa di Rosa e Olindo: “Abbiamo elementi che li rendono incompatibili con la strage”

Nuova udienza per chiedere la revisione del processo sulla strage di Erba. Nella seduta odierna, in Corte d’Assise a Brescia, hanno parlato di legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati su tre gradi di giudizio all’ergastolo per l’uccisione di quattro persone, tra cui un bimbo di due anni, nel dicembre 2006.
A cura di Chiara Daffini
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Olindo Romano e Rosa Bazzi, immagine di repertorio
Olindo Romano e Rosa Bazzi, immagine di repertorio
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Inizia alle 5 del mattino, fuori dal Tribunale di Brescia, una nuova pagina del capitolo che dovrebbe valutare se iniziare o meno la revisione del processo per la strage di Erba, dove furono condannati all'ergastolo, in tre gradi di giudizio, i coniugi comaschi Olindo Romano e Rosa Bazzi, accusati di aver ucciso quattro persone: Raffaella Castagna, suo figlio di due anni, Youssef, la madre Paola Galli e Valeria Cherubini, vicina di casa.

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In coda dalle 5 del mattino

Non è ancora sorto il sole quando le prime persone si mettono in fila davanti al palazzo di giustizia. I posti riservati ai cittadini che vogliono assistere all'udienza sono solo 45 e c'è chi non vuole perdere l'occasione di vedere dal vivo uno dei dibattimenti che da diciotto anni tengono testa nella cronaca nera italiana.

Sveglia alle 4 del mattino, stazionamento in piedi fino alle 9: alcuni sono studenti di criminologia, psicologia forense o giurisprudenza, altri sono semplicemente curiosi, per lo più convinti dell'innocenza di Olindo e Rosa: "Se venisse approvata l'istanza di revisione – dice una donna – due persone sarebbero state in carcere da innocenti per quasi vent'anni. Una cosa terribile".

Tra gli uditori c'è anche Andrea Spinelli, ormai noto illustratore giudiziario, l'unico che in aula potrà immortalare con i suoi schizzi i volti dei due coniugi. Già, perché Romano e Bazzi, all'inizio della prima udienza, l'1 marzo, non hanno dato il loro consenso a essere ripresi dalle telecamere. E così di loro rimangono le immagini sbiadite delle precedenti udienze, quelle del processo che ne ha decretato, nel 2011, la condanna definitiva all'ergastolo. Eppure chi li ha visti ha impressi i loro sguardi: "Olindo più socievole, Rosa taciturna, tutti e due con gli occhi stanchi", dice una ragazza entrata in aula.

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Le nuove consulenze della difesa

Se l'udienza del primo marzo era stata interamente dedicata alle tesi dell'accusa e delle parti civili – tutte, tranne quella che rappresenta Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre di Youssef, contrarie all'accettazione dell'istanza di revisione -, stavolta è il turno della difesa di Rosa Bazzi e Olindo Romano.

Dapprima gli affondi di Nico D'Ascola, nel pool di legali della difesa, sulla modalità di svolgimento della precedente udienza. Secondo l'avvocato la controparte era già entrata nel vivo, quando le premesse erano solo di richiesta di accoglimento o meno dell'istanza di revisione. E a questi toni la difesa risponde con un'altrettanto lunga arringa: otto ore in cui, oltre a D'Ascola, si succedono i legali Fabio Schembri, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux.

"Ci sono tre consulenze – dice Schembri – che descrivono una dinamica dei fatti completamente diversa e che rende incompatibili Olindo e Rosa con la strage di Erba". Estratti di queste consulenze, anticipati da Schembri, riguardano vari punti più volte analizzati nel corso degli ultimi diciotto anni: "È impossibile che la signora Cherubini, con otto colpi al cranio, abbia potuto gridare ‘aiuto, aiuto!' È impossibile che la signora Cherubini, con il muscolo psoas lesionato, abbia potuto salire le scale. Oggi la prova nuova attesta che venne colpita su (in casa sua, ndr)".

E ancora, continua Schembri: "Questo dice il generale Garofano: ‘Se ci fosse stato sangue in quella casa, noi con il luminol l'avremmo trovato'". Non manca il riferimento all'unico superstite della strage, il marito di Valeria Cherubini, Mario Frigerio, che testimoniò contro Olindo e Rosa: "Frigerio – dice Schembri – siccome il suo deficit cognitivo aveva raggiunto il suo apice, non fece in realtà il nome di Olindo, si adagiò ai nomi che i pubblici ministeri facevano. Era un soggetto inidoneo, Frigerio, a rendere testimonianza".

Tra le questioni analizzate, oltre alla macchia di sangue sul battitacco dell'auto di Olindo, ritenuta dalla difesa "inconsistente", le confessioni dei due imputati. A riguardo interviene Morello: "Nel 2006 quella tecnica Reid impazzava e dico soltanto che era basata su due punti fermi: distruggere le negazioni e la resistenza del dichiarante, aumentare il desiderio di confessare. Esattamente quelle tecniche che le linee guida oggi condannano, stigmatizzano come uno dei fattori principali che può cagionare una confessione falsa. Ed è esattamente la tecnica che venne utilizzata nei confronti degli assistiti".

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Torna la pista della droga

Oltre a portare elementi atti a dimostrare l'innocenza dei coniugi Bazzi-Romano, mette in campo un'altra pista, battuta all'inizio del caso e poi abbandonata, come movente della strage: "Abbiamo un testimone – annuncia Schembri – che dice che aveva una faida in corso, cioè ci dà esattamente un movente alternativo a questa strage".

E se la pista della droga era stata sempre rigettata da Azouz Marzouk, in passato incarcerato per spaccio, è proprio quest'ultimo oggi a non volerla escludere a priori: "Abbiamo chiesto anche noi di sentirlo. Anche noi vogliamo vederci chiaro, per me l'importante è che arrestino i veri colpevoli".

Colpevoli che, secondo il padre e marito del bimbo e della donna uccisi, non sono Olindo Romano e Rosa Bazzi: "Ho letto le carte – dice ai giornalisti fuori dal tribunale – e ho visto il percorso di questi anni. Tutte le cose che sono state fatte confermano che c'è qualcosa che non va". E, sulle confessioni: "Rosa e Olindo hanno raccontato ho stuprato Rosa.  Se fosse vera la loro confessione sarebbe vero anche quello.  O prendi tutta la confessione o non prendi niente".

"Molta carne al fuoco"

"C'è molta carne al fuoco". Così il presidente dell'Aula Antonio Minervini annuncia che la corte si prenderà diverse settimane per valutare se dare o meno il via alla revisione del processo. La prossima udienza, in cui saranno accettate anche repliche da entrambe le parti, si terrà il 10 luglio. E forse quel giorno, sapremo se il caso di Erba è definitivamente chiuso oppure no.

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