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Il Vaticano allontana Enzo Bianchi dalla comunità di Bose

Il Vaticano ha deciso di allontanare Enzo Bianchi dalla comunità di Bose, da lui fondata nel 1968. La comunicazione arriva dopo arriva dopo un’ispezione della Santa Sede al monastero per una “situazione tesa e problematica nella nostra Comunità per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del Fondatore”.
A cura di Annalisa Girardi
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Enzo Bianchi è stato allontanato dalla comunità monastica di Bose, che lui stesso aveva fondato a metà degli anni Sessanta in provincia di Biella. La decisione, presa dal Segretario di Stato del Vaticano Pietro Parolin ma approvata anche da Papa Francesco, arriva dopo un'ispezione della Santa Sede al monastero per  una "situazione tesa e problematica nella nostra Comunità per quanto riguarda l’esercizio dell’autorità del Fondatore". Così un comunicato stampa dello stesso monastero annuncia che dovranno lasciare la comunità anche altri tre membri, "i quali dovranno separarsi dalla Comunità Monastica di Bose e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti".

Nel sito del monastero si legge che tempo fa erano state comunicate al Vaticano "serie preoccupazioni" riguardo alla vita monastica. A queste era seguita una visita di una delegazione del Vaticano che era stata ospitata dalla comunità dal 6 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020. Dopodiché i religiosi avevano consegnato a Roma un rapporto in base al quale era stato deciso di allontanare Bianchi. Il saggista era stato priore della comunità fino al gennaio del 2017, per poi lasciare l'incarico all'allora vice-priore Luciano Manicardi, ma era comunque rimasto a vivere nel monastero. La comunità di Bose, a differenza della maggior parte di quelle in Italia, è ecumenica e mista. Ci vivono cristiani e cristiane di tutte le confessioni. Al momento nel monastero sono presenti circa un centinaio di monaci e monache, tra cui anche protestanti e copti.

Bianchi, che oggi ha 77 anni, aveva fondato la comunità nel 1968. Era poi diventato una figura conosciuta come teologo e divulgatore religioso, punto di riferimento per molti cattolici progressisti. "Con lettera del Segretario di Stato al Priore e alla Comunità, inoltre, la Santa Sede ha tracciato un cammino di avvenire e di speranza, indicando le linee portanti di un processo di rinnovamento, che confidiamo infonderà rinnovato slancio alla nostra vita monastica ed ecumenica", conclude il comunicato.

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