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Il paziente viene schedato come “omosessuale”: bufera sul referto dell’ospedale di Alessandria

“Fuma circa 15 sigaretti al dì, beve saltuariamente alcolici. Nega allergie. Omosessuale, compagno stabile”: è quanto si legge in un referto medico rilasciato dall’ospedale di Alessandria a un paziente. L’azienda ospedaliera, finita nella bufera, prova a giustificarsi: “L’informazione era stata concordata”.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’ospedale di Alessandria finisce al centro della polemica per una lettera di dimissioni di un paziente in cui è stato scritto che la persona in questione è “omosessuale” e con un “compagno stabile”. Il referto medico è stato riportato da La Stampa e rilasciato a un paziente arrivato al pronto soccorso dell’ospedale di Alessandria a causa di un mal di testa. Poi è stato trasferito nel reparto malattie infettive dove è stato sottoposto a un testo Hiv (risultato negativo). “Fuma circa 15 sigaretti al dì, beve saltuariamente alcolici. Nega allergie. Omosessuale, compagno stabile”, è quanto viene riportato nel referto.

Il paziente vittima di questa disavventura ha raccontato quanto successo al quotidiano torinese: “Da subito il medico che mi ha visitato si è comportato in maniera strana”. Poi c’è la lettera di dimissioni, in cui alla terza riga è “specificato che io sono omosessuale con compagno fisso. Cosa c’entra? Perché lo specifichi? È un dettaglio che posso decidere di tenere riservato”. Ora il paziente dell’ospedale e il suo compagno stanno valutando se presentare un reclamo.

L’azienda ospedaliera di Alessandria ha commentato quanto avvenuto attraverso una nota, dicendosi “dispiaciuta” del fatto che un paziente si sia sentito discriminato. Nel comunicato dell’ospedale si legge ancora: “Dispiace che sia stata portata alla ribalta nazionale la Struttura di Malattie Infettive, dove vengono seguiti da anni centinaia di pazienti con vari orientamenti sessuali senza alcun pregiudizio e senza che si siano mai stati evidenziati problemi, poiché anzi il personale della Struttura collabora attivamente con le organizzazioni Lgbt della zona con riscontri sempre positivi. Siamo molto dispiaciuti se in questo caso invece il paziente si sia sentito discriminato”.

Secondo l’ospedale la raccolta di questi dati sensibilirientra solo nel rapporto medico-paziente che è strettamente personale e tutelato dalla riservatezza della cartella clinica e di tutti i documenti in essa contenuti: i medici e il personale sono obbligati infatti a rispettare il segreto d'ufficio oltre che quello professionale. Nel caso specifico, l'informazione era stata concordata tra il medico e il paziente e la lettera di dimissione era riservata per cui consegnata esclusivamente al soggetto interessato alle cure”. L’azienda ribadisce che il referto fosse “concordato”. L’ospedale incontrerà nei prossimi giorni le organizzazioni Lgbt “per fare chiarezza sulla vicenda”.

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