Il medico licenziato dopo l’infarto durante il turno: “Mandato via su due piedi, dopo neppure un ‘come stai?’ “

"Rischiavo l'infarto, per questo me ne sono andato. Nessuno mi ha chiesto come stessi e alla fine ho ricevuto solo un'email piena di falsità". A parlare è il medico della Croce verde di Cavallino Treporti (Venezia) operato al cuore con 4 stent coronarici e che il 12 febbraio scorso si è allontanato dalla sede del punto di primo intervento 8 minuti prima della fine del turno perché stava per avere un infarto.
Marco Castellano, 65 anni, lavora nella frazione di Ca' Savio e aveva lasciato la sede per arrivare al pronto soccorso di Jesolo a farsi visitare. Il sabato successivo, a malore scampato, l'uomo ha scoperto di essere stato licenziato per grave inadempienza dal suo contratto ordinario di collaborazione e prestazione professionale. La Croce Verde dalla sua ha spiegato che "non si tratta di un licenziamento, ma di una revoca di un incarico libero professionale e autonomo senza obblighi di durata".
"Il medico – aggiunge in una nota – è uscito dal Punto di Primo Intervento senza informare preventivamente la Direzione della Croce Verde, l'equipaggio o la Centrale Operativa Suem 118 di Venezia che ne gestisce il coordinamento. È venuto meno il vincolo fiduciario del rapporto di libera professione".
Non la pensa così il Dr. Castellano, che invece ha raccontato al Corriere della Sera di essersi sentito male mentre era con un infermiere nel punto di primo intervento. "Quando sono arrivati alcuni pazienti sono andato a cercare il mio collega al piano di sopra, ho fatto le scale di corsa un paio di volte e forse per quello ho iniziato a sentirmi male".
"I primi sintomi sono arrivati intorno alle 18.40. Ho preso le medicine prescritte dopo l'intervento al cuore, le porto sempre con me. Ho anche accolto dei pazienti nel frattempo e nonostante i farmaci, dopo un'ora i sintomi erano ancora lì. Era necessario un elettrocardiogramma ma lì non era possibile eseguirlo perché serviva un medico e io in quel momento ero l'unico lì".
Alle 19.30, secondo quanto riferisce il dottore, è arrivato il sostituto dell'infermiere che nel frattempo aveva staccato. "È dovuto uscire subito perché era arrivata una chiamata al 118 – spiega -. Trovo grave che una persona con sospetto infarto in corso venga lasciata sola. Poi oltre al danno anche la beffa con il licenziamento".
Il dottore ha lasciato il turno esattamente otto minuti prima della sua conclusione. Per questo, il datore di lavoro contesta un inadempimento che dal punto di vista del medico, invece, non c'è. "Non avevo scelta. Dieci minuti prima della fine del turno ho deciso di andare in ospedale e alle 20.12 ho mandato un messaggio alla direttrice della Croce Verde per avvisarla. La lettera di licenziamento è arrivata una settimana dopo con una Pec e senza preavviso. Con la direttrice avevamo buoni rapporti, questo comportamento per me è un fulmine a ciel sereno. Credevo che dopo aver ricevuto la Pec del mio avvocato nella quale si chiedeva il reintegro le cose tornassero alla normalità, ma sono passati 4 mesi e non è successo niente".
Secondo il medico della Croce Verde, l'Unità sanitaria locale lo avrebbe accusatoIl di aver lasciato il punto di primo intervento aperto e di non aver visitato un bambino con la febbre alta. "Non abbiamo conferme su questo perché io ero andato a farmi visitare, ma va detto che in ogni caso ogni volta che arriva un paziente pediatrico lo mandiamo al San Donà di Piave, non trattiamo mai i bambini a meno che non siano piccole escoriazioni. Hanno inserito in quella lettera cose non molto corrette. In ogni caso non capisco come s possa giustificare un inadempimento grave nel caso di un allontanamento per un potenziale infarto".