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Il 7 gennaio si torna a scuola, ma gli esperti frenano: “È rischioso, rimandare a metà gennaio”

Il 7 gennaio gli studenti italiani torneranno a scuola, anche quelli delle superiori seppur al 50%. Non sono però pochi gli esperti che esprimono dubbi e preoccupazioni per un eventuale aumento dei contagi, proponendo di aspettare almeno fino a metà gennai, da Massimo Galli a Walter Ricciardi passando per Filippo Anelli. Contraria al rinvio l’immunologa Viola: “Non si può risolvere in 7 giorni quello che non è stato fatto in mesi”.
A cura di Ida Artiaco
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Giovedì 7 gennaio si torna a scuola. Anche gli studenti delle superiori torneranno alla didattica in presenza, seppur al 50%. Lo ha confermato ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e lo ha ribadito questa mattina la ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che in una intervista rilasciata al Fatto Quotidiano ha sottolineato che "la scuola è un servizio pubblico essenziale, non si può continuare a sacrificare i ragazzi né pensare che la didattica a distanza possa  sostituire quella in presenza", aggiungendo che "il sistema scolastico ha fatto la sua parte. Se dovessero servire nuove misure di contenimento, ora bisognerebbe cercarle in altri settori". Tuttavia, non sono pochi gli esperti che hanno espresso più di qualche dubbio rispetto al ritorno in aula per un eventuale aumento dei contagi dato che la decrescita della curva epidemiologica si è andata assestando e l'indice Rt ha quasi raggiunto a livello nazionale la soglia di guardia di 1.

In primis c'è Massimo Galli: il virologo e primario dell'ospedale Sacco di Milano ha dichiarato nei giorni scorsi che "i contagi a scuola avvengono non per il contesto ambientale, quanto per i movimenti che avvengono a monte e a valle delle ore trascorse in aula. È dunque importantissimo riaprire, ma bisogna farlo gestendo bene le problematiche connesse, a iniziare dai trasporti", spiegando che "mobilitare in questo momento una fetta di popolazione giovanile non è prudente. Non lo dico io, ma i numeri. La curva epidemiologica non ci lascia scampo; la prova generale del lavoro fatto dai prefetti la farei dopo il 15, una volta compreso qual è stato l’impatto del virus nelle ultime settimane". Anche Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, sembra essere d'accordo con questa posizione: come ha affermato in una intervista alla Stampa, "la mia impressione è che entro due settimane avremo un aumento del contagio non banale. Non ha senso adesso la riapertura delle scuole, andrebbe rimandata almeno fino a metà gennaio. Come tutte le riaperture del resto".

A lanciare l'allarme è anche Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici: "Se facciamo la zona rossa – ha affermato – possiamo mandare i ragazzi a scuola. Se davvero tutti stanno a casa, riducendo così la pressione sui trasporti, e se i ragazzi non possono aggregarsi fuori, i sistemi di tutela messi a punto all'interno delle scuole possono funzionare. Diversamente abbiamo visto che il sistema non ha funzionato, e che aprire le scuole comporta un aumento della diffusione del virus". Anche il matematico del Cnr Giovanni Sebastiani propone sulla base dei dati numerici di aspettare almeno fino a metà gennaio per prendere una decisione sulle scuole: "La ragione e la prudenza suggeriscono di ripartire con le scuole superiori nella seconda metà di gennaio, una volta verificati che gli effetti delle misure del periodo di vacanze natalizie-inizio anno-Befana", ha specificato.

Contraria al rinvio della didattica in presenza è invece l'immunologa Antonella Viola. "Non serve a nulla rinviare l’inizio delle lezioni di una settimana, non si può risolvere in 7 giorni quello che non è stato fatto in mesi e mesi per cambiare il trasporto pubblico e mettere in sicurezza le scuole", ha detto l'esperta in una intervista a La Repubblica, aggiungendo le regole che dovrebbero essere seguite sempre per evitare la diffusione del contagio: "Mascherine ffp2, turni per evitare l’affollamento dei bus e per il distanziamento nelle classi, sanificazione delle aule e dei bagni, tracciamento dei positivi".

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