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Covid 19

I vicini scrivono all’infermiera “Grazie per il covid”. “Sono stata trattata come un’untrice”

Damiana Barsotti, infermiera di Lucca, qualche giorno fa si è ritrovata un biglietto nella cassetta delle lettere: “Grazie per il Covid che tutti i giorni ci porti in corte. Ricordati che ci sono anziani e bambini. Grazie”. La donna lavora ogni giorno nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Lucca.
A cura di Davide Falcioni
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È una delle tante infermiere in prima linea nella lotta al coronavirus, ma anziché essere stata ringraziata per l'abnegazione e la professionalità si è ritrovata nella cassetta della posta un biglietto probabilmente scritto dai suoi vicini di casa: "Grazie per il Covid che tutti i giorni ci porti in corte. Ricordati che ci sono anziani e bambini. Grazie”. Damiana Barsotti, infermiera di Lucca, ha commentato a Pomeriggio 5 la vicenda:  "Sono stata trattata come un'untrice, ma non provo rancore per nessuno. Anzi, se avessero bisogno di un'infermiera sanno dove trovarmi". La donna, che lavora in un reparto covid, ha aggiunto: "Sono rimasta molto male per questo messaggio – ha detto – soprattutto perché quando l'ho trovato stavo rientrando dopo una notte passata a lavorare nel reparto di malattie infettive con pazienti Covid. Eppure non voglio provare rabbia nei confronti di nessuno, ho visto cose terribili in questi giorni. Per questo rinnovo il mio invito: chiunque avesse bisogno di un'infermiera, sa dove trovarmi".

La donna, madre di tre figli e da 30 anni infermiera, ha raccontato: "Lunedì sera ho fatto la notte e martedì mattina mia madre ha trovato nella cassetta delle lettere un biglietto con scritto ‘grazie per il covid'". La donna, pur dicendo di non provare rancore, ha segnalato l'episodio ai carabinieri. "Abbiamo passato 50 giorni devastanti, siamo stati sovraccaricati di lavoro". "Tanti si confidano, ti chiedano la mano, una carezza, buone parole — racconta —. E tu anche se sei stanchissima lo fai volentieri. Io non ho mai voluto essere chiamata eroe, faccio solo il mio dovere insieme ai colleghi, ai medici e a tutti gli operatori sanitari. Però essere trattata così, come un’appestata, no, questo non lo accetto".

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