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Covid 19

I dati Inail: aumentano i contagi da Covid sul lavoro, sono quasi 50mila con 236 decessi

L’ultimo report Inail sulle denunce per infortunio da lavoro causate dal Covid-19 evidenzia un costante aumento dei casi, con quasi 50mila contagi registrati in tutta Italia. I decessi sono 236, corrispondenti al 40% dei casi mortali da inizio anno. Il settore più colpito è quello della sanità. A livello geografico, otto casi su dieci arrivano dal Nord Italia.
A cura di Stefano Rizzuti
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Quasi 50mila casi di denuncia di contagi sul lavoro. Un totale di 236 decessi, pari al 40% circa dei casi mortali denunciati dall’inizio dell’anno. Questi sono i dati emersi dal quinto monitoraggio sui contagi sul lavoro da Covid-19 sulla base delle denunce presentate all’Inail. Le cifre sono aggiornate al 15 giugno ed evidenziano che rispetto al precedente report, quello del 31 maggio, le infezioni di origine professionale sono 1.999 in più. I casi mortali sono aumentati, invece, di 28 unità. Il 71,7% dei lavoratori contagiati sono donne, mentre solo il 28,3% uomini. Un rapporto che, però, si inverte per quanto riguarda i decessi: quelli maschili sono l’82,6% del totale.

L’età media dei lavoratori che hanno contratto il virus è di 47 anni sia per gli uomini che per le donne. Per i casi mortali, invece, l’età sale. A 57 anni per le donne e a 29 per gli uomini. Nello specifico, il 70,3% dei casi di decesso si registra nella fascia che va dai 50 ai 64 anni, seguita dagli over 64 con il 18,6% dei casi. Meno denunce di morte per la fascia 35-49 (il 9,4%) e per gli under 34 (solo l’1,7% dei casi di morte registrati).

La maggior parte delle denunce nel settore della sanità

Gran parte delle denunce di infortunio da Covid-19 riguarda la gestione assicurativa dell’industria e dei servizi. Sono invece circa 600 in totale i casi registrati nei settori di agricoltura, navigazione e nella gestione per Conto dello Stato. Il settore più colpito è quello della sanità, con il 72,2% dei casi denunciati e il 26,3% dei decessi. Il settore comprende non solo gli ospedali, ma anche le case di cura, di riposo, gli istituti, le cliniche, le residenze per anziani e disabili. Se a questo si aggiungono anche gli organismi pubblici preposti alla sanità, ovvero le Asl, il dato sale all’81,3% delle denunce e al 36,5% delle morti. A seguire troviamo i settori di vigilanza, pulizia, call center, manifattura, alloggio e ristorazione e commercio.

La categoria più coinvolta è quella dei tecnici della salute, con il 40,9% dei casi, di cui l’83% relativo a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari (21,3%), i medici (10,7%), gli operatori socio-assistenziali (8,5%) e il personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,8%). Anche per i decessi i più colpiti sono tutti quelli che rientrano nella categoria di tecnici della salute, con il 12,8% di casi accertati, di cui il 61% di infermieri, seguiti da medici e operatori socio-sanitari.

Otto casi su dieci dal Nord Italia

La maggior parte delle denunce – ben otto su dieci – arriva dal Nord Italia. Il 56,1% dei casi si registra nel Nord-Ovest, con ben il 36% in Lombardia; il 24,2% nel Nord-Est (con il 10% in Emilia-Romagna). Gli altri casi sono distribuiti tra Centro Italia (11,8%), Sud (5,7%) e in misura ancora minore le Isole (2,2%). Passando poi ai decessi, la percentuale del Nord-Ovest è del 57,2%, con il 43,2% – quindi quattro casi mortali su dieci – che vengono registrati nella sola regione Lombardia.

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