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“Ho ucciso mia madre e le ho strappato le corde vocali”: la storia di ‘Big Ed’ Kemper

Edmund Kemper è stato uno dei più pericolosi serial killer d’America. Ha cominciato a uccidere a 16 anni, smembrando i corpi delle vittime e conservando le loro teste. Ha concluso la sua escalation criminale con l’omicidio della madre che durante l’infanzia lo aveva sottoposto ad abusi psicologici.
A cura di Angela Marino
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Edmund Kemper è nato nel 1948 a Burbank, cittadina a 15 minuti da Los Angeles. Secondo dei tre figli di Edmund Emil Kemper Jr. e Clarnell Strandberg, trascorre la sua infanzia nel Montana dove sua madre si trasferisce con i figli dopo il divorzio. Subisce da lei ogni genere di abusi psicologici e di violenza fisica, viene picchiato, umiliato e rinchiuso a dormire in cantina per paura che possa violentare la sorella minore. Intanto cresce, soprattutto di statura – diventa un gigante di oltre due metri – e sviluppa una personalità di tipo bordeline. Da ex bambino abusato diventa un ragazzone che si diverte a torturare gli animali e a dare fuoco alle cose. Odia sua madre e per questo decide di andare a stare con papà Ed, che però intanto si è rifatto una famiglia e invece di prenderlo con sé lo spedisce nel ranch dai suoi genitori a North Fork.

‘Volevo sapere com'è uccidere una donna'

È il ’64, l’America manda una sonda a scoprire Marte, migliaia di soldati a morire in Vietnam e va al cinema a vedere ‘A Hard Day's Night', il primo film dei Beatles. Ed ormai vive in casa dei nonni paterni, con i quali i rapporti non sono affatto felici, in particolare con sua nonna Maude. Così un giorno di agosto, mentre la donna è occupata a scrivere le ultima pagine di un libro di fiabe per bambini, Eddy la sorprende con una raffica di proiettili. Poi, quando suo nonno rincasa, fa lo stesso. È lui stesso a consegnarsi alla polizia alla quale spiega di averlo fatto solo per scoprire ‘cosa si prova a uccidere una donna' e di aver dovuto ammazzare suo nonno perché non scoprisse quello che aveva fatto.

L'intelligenza di Eddy

Viene internato nell'Ospedale Psichiatrico Criminale di Atascadero, dove oltre ai suoi disturbi di personalità, i test psicologici rilevano un'intelligenza sopra la media, quantificabile in un quoziente intellettivo di 136. ‘Big Ed' Kemper non è solo un uomo intelligente, è un genio. E lo dimostra. Nella struttura si fa benvolere da tutti, compreso lo psichiatra che ne apprezza le doti intellettive al punto da volerlo come proprio assistente, ruolo che Kemper svolge in maniera egregia, fino a che alla fine, i medici lo dimettono, ormai convinti che la follia degli anni bui sia ormai un pallido ricordo. È un errore che avrà costi altissimi.

Big Ed torna libero

Tornato a casa Eddy Kemper trova lavoro al dipartimento dei lavori pubblici dello Stato della California, impiego che assolve con la solita diligenza. Si guadagna il rispetto dei suoi concittadini, anzi, di uno in particolare: il capo della polizia della città che spesso vuole ‘Big Ed' a cena. Eddy è ormai è un uomo rispettato e integrato nella comunità, così tanto, da poter ricominciare a fare quello che gli piace, ma stavolta con scaltrezza. È il 1973, l'album ‘The dark side of the moon' scala le classifiche americane e la California viene contesa da due serial killer. Nella zona di San Francisco un maniaco narcisista ammazza coppiette in cerca di privacy, a Santa Cruz un altro killer più furbo e più discreto uccide giovani donne sole. Il primo è il ‘killer dello zodiaco', l'altro è Big Ed.

Le vittime di Edmund Kemper

Le sue vittime sono sempre carine e brune, qualche volta asiatiche, quasi sempre autostoppiste in cerca di un passaggio. Sceglie una donna per ammazzarla con lo stesso criterio con cui la sceglierebbe per portarla a cena. Quando scatta l'attrazione, ferma la sua auto e le chiede se può esserle utile. Lei sale, lui la aggredisce e solo allora, dopo averla uccisa, dopo averne fatto una bambola disarticolata, può godersi l'agognata ‘intimità' con i loro corpi. Li smembra, li mangia e ne conserva alcuni pezzi come trofeo della ‘conquista'. Una tacca sulla testiera di un letto per un uomo qualunque, una testa mozzata sulla mensola per Big Ed: souvenir dell'amore per entrambi, l'uomo e lo psicopatico.

 Clarnell Strandberg: la madre di Ed Kemper

I delitti vanno avanti fino al 20 aprile 1973: il praticantato è finito, è finalmente pronto. Sorprende sua madre Clarnell nel sonno con un martello. Quando è ormai priva di vita la decapita e ha un rapporto orale con la sua testa, poi le strappa e corde vocali e le getta via. Quando ha finito con la donna che ha avvelenato la sua infanzia, chiama la miglior amica di sua madre, la 59enne Sally Hallett. Quando la donna arriva alla porta, invece dell'amica sulla porta trova Ed: finisce strangolata tra le sue mani. È finita, era arrivato al delitto che aveva sempre bramato, il delitto per definizione, così, dopo aver tentato di lasciare la California cambiò idea e si consegnò alle autorità. Durante l'interrogatorio, alla domanda sul perché avesse estirpato le corde vocali al povero corpo rispose: Mi sembrava appropriato, dato che non aveva fatto altro che urlare, strillare e infierire contro di me per anni.

Ed Kemper oggi

Tentò di farsi riconoscere l'infermità mentale ma non ci riuscì, così fu condannato per il duplice omicidio del 20 aprile e per altri sei omicidi di giovani donne: Mary Anne Pesce, Anita Luchessa, Aiko Koo, Cindy Schall, Rosalind Thorpe e Alice Lui. Fiero fino alla fine dei suoi immondi crimini avrebbe voluto suggellare il proprio mito con l'esecuzione capitale, ma questa, non gli fu concessa. Sconta una condanna al carcere a vita in una cella della California State Prison, dove lavora traducendo in braille testi letterari e insegnando informatica dopo aver conseguito una laurea. Anche in carcere il suo lavoro è stato apprezzato tanto da ottenere numerosi premi dalla direzione.

Big Ed nella serie Mindhunter

Negli anni Settanta è stato intervistato Robert Ressler e John Douglas, i due agenti dell'FBI che hanno scritto le basi del profiling. Durante i colloqui, come avrebbero scritto nei loro manuali di criminologia, ‘Big Ed' si è mostrato, ‘colto, sensibile e gentile'. Recentemente l'esperienza di Edmund Kemper è stata ricostruita nella serie di Netflix, ‘Mindhunter', dove il serial killer è interpretato dall'attore Cameron Britton.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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