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“Ho chiuso un’attività per costi insostenibili e non ho più trovato lavoro. A 60 anni devo andare all’estero”

Luciano ha 60 anni, tanta esperienza lavorativa ma da mesi non riesce a trovare un impiego. “Sono stato per 20 anni direttore di un grande supermercato, distrutto dall’alluvione dieci anni fa. Mi sono reinventato aprendo un ferramenta con un collega ma, per i costi insostenibili, abbiamo dovuto chiudere l’attività. Ora da 7 mesi sono disoccupato, mando curriculum ma nessuno mi risponde. Mi hanno chiamato dalla Germania e dovrò lasciare tutto”, racconta a Fanpage.it.
A cura di Eleonora Panseri
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"Ho letto un vostro articolo su un 60enne che non riesce a trovare lavoro e ho deciso di contattarvi perché la situazione di questo signore è la mia e di tanti altri". Così Luciano, un lettore della provincia di Teramo che ha inviato a Fanpage.it un lungo sfogo sulla sua difficile situazione lavorativa, comincia a raccontare la sua storia.

"Per 20 anni sono stato direttore di un negozio che è andato distrutto con l'alluvione, quindi già a 52 anni mi sono trovato senza lavoro. Per 6 mesi sono stato assunto dalla Croce Rossa, come autista di ambulanza. Dopodiché, non riuscendo a trovare lavoro, nel 2017 insieme a un collega abbiamo aperto un ferramenta. Siamo partiti davvero con le migliori intenzioni. Poi però è arrivato il Covid e le persone hanno iniziato a comprare oggetti online e continuato anche dopo", spiega.

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"Quindi, a giugno abbiamo deciso di chiudere il ferramenta, prima di ‘farci male' veramente. Diversi fatti hanno portato alla chiusura. Nell'ultimo anno i miei guadagni sono stati zero, pur rimanendo in negozio dalle 8 del mattino alle 19.30. Così mi sono detto: ‘Basta così'. Come imprenditore ho fatto la fame. Ora sono sette mesi che sono disoccupato e non riesco a trovare lavoro".

"A 60 anni ho risposto a centinaia di domande sulle piattaforme per la ricerca d'impiego, spesso senza avere alcuna risposta. – continua – Gradirei che le aziende almeno rispondessero, anche in negativo. Su alcuni siti ho visto offerte a cui ho mandato la candidatura che sono state ripubblicate ciclicamente ma a me non è arrivata una chiamata, non mi mettono nemmeno alla prova. Sono andato anche all'ufficio di collocamento, mi sono iscritto, mi hanno dato dritte e corsi da fare. Ma anche lì niente di niente. Invece, qualche tempo fa ho inviato una sola candidatura in Germania, mi hanno risposto positivamente e adesso sto aspettando che si finalizzi l'assunzione. Sono in attesa di fare un altro colloquio a Berlino per il 12 marzo".

Luciano ha preso il diploma e ha alle spalle una lunga storia lavorativa e tanta esperienza. "Sono nato e cresciuto in Svizzera. Quando avevo 14 anni i miei genitori sono tornati in Italia, poi, dopo aver fatto il militare, sono partito per l'Inghilterra e per tre anni a Londra ho fatto il cameriere e piccole traduzioni. Da lì mi sono imbattuto in un'azienda di Roma che produceva mobili di lusso e mi è stato offerto un posto da interprete, negli anni '90 non c'erano molte persone che parlassero inglese e tedesco".

"Dopo sei anni a Roma, quando l'azienda è fallita, sono rientrato nella provincia di Teramo, anche per riavvicinarmi a mia mamma. E qui ho fatto 20 anni da direttore di un grande supermercato distrutto dall'alluvione e mi sono reinventato aprendo il ferramenta, ma non è servito. Tenga presente che parlo 4 lingue: oltre all'italiano, correntemente tedesco e inglese, anche il francese e lo spagnolo. Poi, siccome ho fatto il direttore di un grande supermercato, mi sono occupato di tutto, dalla contabilità all'amministrazione in generale. E ho mandato curriculum per qualsiasi posizione: dall'operaio di linea a quello di produzione, dal receptionist (che ho già fatto quando ero più giovane) al cameriere. Se ti presenti nelle aziende, ti dicono di mandare la mail e poi non ti rispondono. E pensi che per andare a raccogliere le uova mi hanno fatto un test psicologico".

"Per mia indole non mi abbatto perché, tutto sommato, ho una casa di proprietà, che comunque non è esente da spese, e qualche soldo da parte. Riesco a sopravvivere, ma non a vivere. – spiega ancora Luciano – Uno cosa dovrebbe fare alla mia età? Per non spendere soldi tengo i riscaldamenti spenti in casa e, per fortuna, casa mia non è freddissima. Devo tirare all'osso su qualsiasi cosa, ma mi mancano ancora 7 anni per poter andare in pensione. A 60 anni mi pesa trasferirmi in Germania, però se qualcuno mi offre un lavoro e mi dice: ‘Vieni', io parto. Le forze fisiche, a parte qualche acciacco, ce l'ho. Mi pesa lasciare tutto quello che ho costruito, ma non il lavoro, che non mi ha mai spaventato".

La situazione di Luciano sembra essere non solo quella di tante persone della sua età, ma anche di quelle più giovani. "Io ho tre nipoti plurilaureati e sono tutti all'estero, in Finlandia, a Berlino e in Inghilterra. Una di loro ha appena ottenuto una cattedra all'Università di Exeter e ha 30 anni. Lei si immagina qui una persona così giovane che prende una cattedra? Da noi ci sono i "baroni" che fanno entrare persone di loro conoscenza. Noi in Italia effettivamente incentiviamo la fuga dei cervelli. Cosa offriamo ai giovani? Stage, dopo stage, dopo stage. Si dovrebbero dare più opportunità e interrompere questo precariato continuo. Siamo un grande Paese, di grandi lavoratori, ma purtroppo non riusciamo a dare incentivi per rimanere".

La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un'immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.

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