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Ha combattuto con le donne curde contro l’Isis: per la Cassazione Eddi Marcucci è pericolosa

Maria Edgarda Marcucci detta “Eddi” è stata denunciata dalla Digos per aver violato il regime di sorveglianza speciale che le vieta di parlare in pubblico davanti a più di 5 persone. È ritenuta socialmente pericolosa dopo aver combattuto contro i militanti dell’Isis al fianco dell’Unità di Protezione delle Donne (YPJ).
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È intervenuta a un evento pubblico per raccontare la condizione della popolazione civile in Rojava e nella Siria del nord-est. Una lotta contro il jihadismo che ha combattuto personalmente unendosi all’Unità di Protezione delle Donne (YPJ) nel 2017. Ma da marzo 2020 è stata sottoposta al regime di sorveglianza speciale. Parlando in pubblico ha violato i divieti imposti e la Digos l’ha denunciata. La procura di Torino ha definito Eddi – l’attivista Maria Edgarda Marcucci – socialmente pericolosa e la Cassazione ha confermato il regime di sorveglianza speciale.

Ha combattuto con le armi i militanti dell’ISIS e i giudici la ritengono in grado di utilizzare le competenze che ha acquisito sul campo di battaglia, anche in Italia. Per questo motivo la sua libertà è limitata. Deve rimanere in casa dalle 21 alle 7. Non può incontrare più di 5 persone. Ha limitazioni di accesso agli spazi pubblici, compresi supermercati e bar. Non può essere in possesso di passaporto e patente. La sua carta d'identità non è valida per l'espatrio. E deve portare con sé un quaderno rosso per segnare tutti i suoi spostamenti in modo tale da essere costantemente sorvegliata. La Suprema Corte ha respinto il ricorso della difesa e ha depositato le motivazioni del provvedimento. Tra le denunce a carico della 30enne c’è anche una presunta aggressione nel 2016 a un capotreno di un convoglio della linea ferroviaria Torino – Bardonecchia, dove stava viaggiando senza biglietto. Altre, invece, sono relative a manifestazioni a cui la donna ha partecipato durante gli anni di attivismo. La Cassazione ha dichiarato che non sono necessarie sentenze definitive per "valutare se le condotte siano sintomatiche della pericolosità sociale" di una persona. E ha definito il comportamento dell’attivista una “dedizione" verso "iniziative illecite" contro le forze dell'ordine portate avanti "in un considerevole lasso di tempo" tra il 2015 e il 2019.

La lotta per una società diversa

Maria Edgarda Marcucci si è unita all'Unita di Protezione delle Donne (YPJ) perché crede nel diritto all’autodeterminazione dei popoli. In un’intervista rilasciata a “Canale di Venti” e pubblicata il 10 febbraio 2021 spiega il modello di società in cui crede e per cui combatte. La sconfitta dell’Isis per Eddi è anche “la nostra battaglia” e quindi la sua. Ma non solo, lei crede in una società alternativa a quella di oggi. Una società che metta al centro l’autodeterminazione femminile. Con le donne curde non ha condiviso solo la lotta. Ha vissuto con loro ogni momento della giornata: “Sei io dico che ho fatto una formazione militare, evoco immagini lontanissime rispetto a quella che è stata la mia esperienza. Ho fatto un percorso di crescita incredibile con le mie compagne. Non ho fatto questa scelta per andare ad aiutare il popolo curdo. Sono andata per imparare”.

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