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Covid 19

Galli (Sacco) spiega perché la variante inglese del Covid aumenta le ospedalizzazioni tra i giovani

Massimo Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano, spiega perché la variante inglese del Covid è più letale e porta più ospedalizzazioni tra i giovani: “Oggi abbiamo evidenze scientifiche che lo confermano. Voglio rimanere ottimista, ma per il momento il virus è ancora in grado di togliere il fiato a noi”.
A cura di Ida Artiaco
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La variante inglese del Coronavirus è ormai dominante in Italia: secondo l'ultima survey effettuata dall'Istituto superiore di Sanità oltre il 90% dei contagi nel nostro Paese sono collegati a questo tipo di mutazione, scoperta nel Kent nei mesi scorsi, che sarebbe caratterizzata da una maggiore letalità e circolazione soprattutto tra i giovani. A conferma di ciò è intervenuto Massimo Galli, primario dell'ospedale Sacco di Milano che, nel corso di una intervista rilasciata all'Agenzia Dire, ha spiegato le peculiarità di questa variante virale citando due ricerche. "Sarei stato un incosciente se avessi detto che c'è un'aumentata letalità e ospedalizzazione con la variante inglese, senza evidenze scientifiche – ha detto l'esperto -. Oggi queste evidenze ci sono e possiamo dirlo grazie ai due studi: quello dell'Eurosurveillance, la rivista scientifica del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, a cui hanno partecipato anche gli studiosi italiani dell'Istituto superiore di sanità, ma anche lo studio di Robert Challen dell'Università di Exter, pubblicato sul British Medical Journal. Entrambe ci dicono che le tre varianti, in particolare la B.1.1.7, ovvero la ‘variante del Kent‘, producono maggiori ricoveri nelle fasce di età più giovani della popolazione".

Galli spiega che dall'analisi comparata dei tre tipi di varianti si evince che "è dalle 2 alle 3 volte più facile finire in ospedale con queste mutazioni del virus SarS-CoV-2 rispetto alle persone non colpite da queste varianti, ma sappiamo ormai che la variante del Kent è altamente prevalente in Europa e i due studi, con le loro analisi di coorti differenti, evidenziano che a finire in ospedale sono proprio le due classi di età 40-59 anni e 20-39 anni". Il primario aggiunge però che non bisogna sottovalutare anche la maggiore letalità della mutazione. "Dallo studio di Challen – ha continuato -, che ha messo a confronto due coorti, 50mila persone con la variante inglese ed altrettante non colpite dalla mutazione B.1.1.7, emerge un aumentato rischio di mortalità di 1.64, che rimane tale confrontando anche per carica virale. Questo ci induce a credere che se non siamo davvero molto attenti possiamo aspettarci nelle fasce di non vaccinati un problema molto serio".

Per questo, per Galli non è il momento di abbassare la guardia. "Voglio rimanere ottimista – ha sottolineato – giustificabile solo con la speranza che le vaccinazioni tolgano fiato al virus nel breve termine. Per il momento però il virus è ancora in grado di togliere il fiato a noi". Il riferimento è anche a quanto successo domenica in piazza Duomo a Milano, dove migliaia di tifosi dell'Inter si sono radunati per festeggiare la vittoria dello scudetto in barba alle misure anti Covid: "L'incoscienza non ha colori – ha concluso – e poi bisognava fare un appello alle persone, ricordando che non sarebbe stato tollerato una grande manifestazione, non è questo il momento".

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