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Forte mal di testa, Andrea muore dopo essere stato dimesso 2 volte dall’ospedale: nei guai 2 medici

Si sono concluse nei giorni scorsi le indagini sulla morte di Andrea Naliato che a novembre 2022 è morto per una emorragia cerebrale dopo essere stato dimesso due volte dall’ospedale di Schiavonia, dove si era presentato con forti mal di testa: due medici rischiano il rinvio a giudizio.
A cura di Ida Artiaco
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Aveva solo 40 anni Andrea Naliato quando a inizio novembre 2022 è morto per una emorragia cerebrale dopo essere stato dimesso due volte dall'ospedale di Schiavonia. Dopo che la famiglia ha presentato un esposto, sono partite le indagini che si sono concluse nei giorni scorsi. E due medici ora rischiano di andare a processo perché secondo la Procura di Padova la loro condotta imprudente sarebbe costata la vita all'uomo. Ma procediamo con ordine.

A fine ottobre 2022 Andrea, che di lavoro faceva l'autotrasportatore, aveva cominciato a soffrire di forti mal di testa. Il 26 ottobre si è fatto accompagnare in guardia medica a Conselve, dove è stato visitato e gli sono stati somministrati alcuni farmaci per regolare la pressione del sangue. Ma il dolore alla testa non passava così il 28 ottobre si è recato al pronto soccorso dell’ospedale di Schiavonia. Qui, i medici lo hanno sottoposto a una Tac e gli sono stati prescritti altri medicinali per la pressione.

Ma rientrato a casa il dolore persisteva. Il 31 ottobre è stato di nuovo ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale di Schiavonia, dove è stata eseguita una seconda Tac e gli sono stati somministrati ancora farmaci per l’ipertensione. Dimesso è stato di nuovo preda di forti dolori alla testa. La situazione è poi precipitata il 2 novembre, quando a casa con la famiglia ha accusato un malore. Trasferito questa volta all'ospedale di Padova, è deceduto due giorni più tardi a causa di una emorragia cerebrale.

Pochi giorni dopo la famiglia del 40enne aveva depositato un esposto alla procura di Padova per chiedere verità e giustizia. In un primo momento il pubblico ministero Silvia Golin, titolare delle indagini, aveva iscritto nel registro degli indagati per il reato di omicidio colposo sei persone: tre medici e tre infermieri. Poi dopo l’autopsia il magistrato ha ristretto il campo e nei giorni scorsi ha chiuso le indagini.

Il medico radiologo Luigi Davì e il collega del pronto soccorso Virginio Brazzale, entrambi in forze all’ospedale di Schiavonia, adesso rischiano il rinvio a giudizio. Secondo la Procura Davì ha effettuato una diagnosi sbagliata omettendo di rilevare una evidente aneurisma cerebrale dell’arteria comunicante anteriore destra della dimensione di circa 7 millimetri, mentre il collega, sempre secondo l'accusa non avrebbe pensato né a un ricovero e né all’acquisizione di pareri da parte di specialisti. Alla fine ha dimesso Naliato, in codice bianco, come paziente iperteso.

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