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Filippo Mosca in carcere in Romania, la fidanzata: “Dopo la condanna è depresso e sfiduciato”

La fidanzata di Filippo Mosca, Claudia Crimi, ha ripercorso la notte dell’arresto e la dinamica del fermo del 29enne attualmente in cella in Romania. Il ragazzo è stato condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi.
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Non è semplice tornare qui, ogni cosa mi ricorda la sera in cui è cambiato tutto. Ogni volta rivivo lo stesso incubo". A parlare è Claudia Crimi, 26 anni, fidanzata di Filippo Mosca. La ragazza era partita con lui alla volta del Paese straniero, ma poi il 29enne è stato arrestato con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Il giovane sarebbe stato incastrato con una serie di messaggi tradotti male dall'italiano e anche se lei ha potuto fare ritorno a casa, torna regolarmente nel Paese per far capire al 29enne di non essere solo.

La condanna in primo grado per traffico di droga

Filippo Mosca deve scontare una condanna in primo grado per 8 anni e 6 mesi di reclusione con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Da 9 mesi si trova nel carcere di Porta Alba di Costanza, in Romania, in condizioni di detenzione disumane. Stando a quanto ricostruito, una conoscente del ragazzo si era fatta consegnare nell'albergo dove il 29enne si trovava con la fidanzata e alcuni amici un pacchetto contenente ketamina, hashish e mdma. La destinataria della spedizione, però, non era un'amica del 29enne, né lo stesso ragazzo oggi condannato a più di 8 anni di reclusione.

"Mi sembra tutto così assurdo – ha raccontato Crimi -. Non può finire così, la verità deve venire a galla. Ogni volta che ci penso mi sembra tutto irreale". "Quella sera stavamo andando a prendere la chiave per salire in stanza con Filippo e un poliziotto mi ha afferrata per il braccio. Ha iniziato a urlarmi contro, io ero paralizzata. Filippo mi chiedeva se stessi bene, poi si è rivolto alla ragazza che ci aveva coinvolti in quella situazione". Le sue parole sono state registrate senza autorizzazione e tradotte "in modo fantasioso". "Quelle parole- ha spiegato ancora la ragazza – sono ancora diventate le prove contro di lui".

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"Io sono stata rilasciata il giorno dopo insieme a un altro ragazzo, mentre Filippo è rimasto in caserma. Dicevano che lo avrebbero rilasciato dopo un'ultima dichiarazione, ma poi è stato sbattuto in cella. "Io non capivo nulla, non riuscivo a credere a cosa stava succedendo. È qui che è iniziato il calvario dei legali, interpreti e burocrazia in un Paese sconosciuto e improvvisamente ostile"

Le visite in carcere della fidanzata

"Le prime visite in carcere sono state uno shock. La prima volta che l'ho visto entrare in sala colloqui mi sono sentita morire. Filippo è cambiato nei mesi di detenzione. Come potrebbe essere altrimenti? Sta chiuso in una cella sporca c con decine di persone e può fare una doccia alla settimana. Non ha neppure una coperta per proteggersi dal freddo".

"Pare aver perso ogni speranza di uscire da lì, è depresso, sembra che non gli importi più nulla. Provo a dargli forza, gli ripeto che siamo in tanti a credere che una via d’uscita ci sia, ma nulla sembra toccarlo". Il processo d'appello, spiega Repubblica, inizierà nel mese di aprile. "Ho provato a chiedere all'ambasciata, ma è stato tutto inutile. Mi hanno solo chiesto di scrivere altre email. Non hanno assistito neanche ad un’udienza. Sarebbe stato un segnale importante, ma ci hanno lasciato da soli".

I domiciliari negati per Filippo Mosca

La mamma del 29enne, Ornella Matraxia, ha fatto sapere di essere impegnata con un legale romeno e un'avvocata italiana per far uscire il giovane dal carcere. "L'avvocato romeno che ho sentito al telefono oggi – ha dichiarato la 55enne – ha chiesto un incontro con la direzione dell'istituto, ma abbiamo chiesto anche la presenza dei rappresentanti della nostra ambasciata dalla quale attendiamo risposta".

"L'ultimo contatto con la Farnesina – ha spiegato ancora la mamma di Filippo Mosca – risale al 24 gennaio scorso, quando con il mio avvocato romeno siamo stati ricevuti da un funzionario. Conoscono i fatti e hanno copia del fascicolo. Mi hanno detto che non possono intervenire sotto il profilo giudiziario e che sulle condizioni carcerarie avrebbero interessato l'ambasciata".
 

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