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Alessandra Matteuzzi uccisa a Bologna, ultime news

Femminicidio Alessandra Matteuzzi: cosa spinge una madre a “schierarsi” con un figlio “indifendibile”

Sentita come testimone nel processo che vede imputato Giovanni Padovani, la madre sembrerebbe aver cercato di alleggerirne la posizione. Anche se questo poteva significare gettare ombre sulla persona della vittima, Alessandra Matteuzzi.
A cura di Anna Vagli
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Nella giornata di lunedì si è svolta la prima udienza del processo in cui è imputato Giovanni Padovani, l'ex calciatore che il 23 agosto 2022 si è macchiato del femminicidio di Alessandra Matteuzzi, la sua ex compagna.

In aula, tra i testimoni, è stata sentita anche la madre del ventisettenne, Virginia Centini. La donna ha tentato per tutto il tempo di difendere il figlio. Nel corso del procedimento poi è stato anche riprodotto un messaggio vocale nel quale la stessa denigrava la nuora qualche tempo prima della consumazione del delitto: “Ma proprio questa dovevi andare ad incontrare, questa è il diavolo in persona”.

Che cosa spinge una madre a schierarsi contro un figlio indifendibile?

Cosa ha detto la madre di Giovanni Padovani

Le dichiarazioni così come gli audio inviati da Virginia Centini, madre di Giovanni Padovani, sono destabilizzanti. Parliamo di una donna, prima che di un genitore, con una età anagrafica importante. Una madre che affermando “Giovanni non è così, lui è tutt’altro” uccide, se possibile, anche il ricordo di Alessandra Matteuzzi. Che era una donna, proprio come lei.

Mio figlio era delirante, quando ha conosciuto lei non era più lui”.

Giovanni Padovani, arrestato per l'omicidio di Alessandra Mattuzzi
Giovanni Padovani, arrestato per l'omicidio di Alessandra Mattuzzi

Davanti a una gravità così sconvolgente, di fronte a un femminicidio così efferato compiuto per mano di suo figlio, Virginia Centini è come se cercasse, talvolta anche inconsciamente, di responsabilizzare la vittima. Con l'intento "materno" di giustificare l’operato del figlio.

Un’attitudine che è rimasta coerente per tutta la durata dell’udienza svoltasi lunedì mattina. Sentita come testimone nel processo che vede imputato proprio Padovani, la donna sembrerebbe aver cercato di alleggerirne la posizione. Anche se questo poteva significare gettare ombre sulla persona di Alessandra.

Difficile comprendere come questo sia possibile. Come può una madre scegliere una simile linea? È umanamente concepibile? A questa domanda è difficile rispondere dal punto di vista emotivo e per certi versi razionale. Non lo è dal punto di vista tecnico, quando entra in gioco la dissonanza cognitiva.

La dissonanza cognitiva è un meccanismo di autodifesa psicologico che si riferisce al disagio e al conflitto che sperimentiamo quando ci troviamo a mantenere credenze o atteggiamenti contrastanti. Nel caso di una madre il cui figlio si è macchiato di un simile crimine, la dissonanza in parola può essere estremamente intensa a causa della contrapposizione tra la percezione del figlio come persona buona e quella di un figlio che ha barbaramente ucciso la compagna. Quella stessa compagna che proprio a lei si era rivolta dicendo di temere per la propria vita.

Vivo nella paura. Con me non si sta comportando nel modo giusto e io vivo nel terrore di dire o fare qualcosa di sbagliato ogni minuto e ho paura che lui si arrabbi". Questo il contenuto di uno dei vari messaggi che Alessandra inviava proprio alla suocera.

Tornando al concetto di dissonanza, per ridurre il conflitto, Virginia Centini ha provato a rintracciare spiegazioni alternative per le azioni del figlio. Convincendo prima se stessa e poi gli altri che le circostanze relazionali erano così complicate e difficili da renderlo quasi incapace di agire diversamente. In pratica, una negazione della realtà come rituale di difesa psicologica per proteggere se stessa dalla devastante verità.

Il messaggio vocale a Giovanni Padovani

La vittima Alessandra Matteuzzi
La vittima Alessandra Matteuzzi

Ma proprio questa dovevi andare ad incontrare, questa è il diavolo in persona”. Probabilmente se Virginia avesse immaginato come sarebbe finita la relazione tra Giovanni ed Alessandra non avrebbe mai pronunciato quelle parole e non avrebbe inviato quell’audio. Parole che, viste alla luce di quanto accaduto, potrebbero sembrare un’istigazione al femminicidio. Chiaramente, non è così.

Non è così perché, pur la donna non approvando la relazione, non avrebbe mai potuto auspicare una pagina così nera di cronaca con al centro suo figlio. Giovanni Padovani ha dimostrato in più occasioni di avere spiccati tratti manipolatori.

Un’abilità, quella dell’ex calciatore, capace sicuramente di distorcere la realtà anche nei confronti di sua madre. Una madre che, per certi versi, è probabilmente caduta vittima delle sue menzogne. Rappresentazioni alterate di una relazione sicuramente sbagliata e disfunzionale nella quale, però, il diavolo era lui. Non certo Alessandra.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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