Ettore Pausini ucciso da auto pirata, la figlia: “Parentela famosa solo sulla carta, mai fregato nulla di noi”

“A quella parte di parentado non è mai fregato nulla di me e di mio padre. E io non li voglio al funerale” è l’amaro sfogo di Sabrina Pausini, figlia di Ettore, il 78enne investito e ucciso da un’auto pirata mentre andava in bici lungo gli Stradelli Guelfi a Bologna. Il riferimento appare chiaro alla cugina Laura Pausini al cui nome è stata collegata inevitabilmente la vicenda dal punto di vista mediatico.
Ettore Pausini infatti è il fratello del padre della nota cantante ma, stando a quanto racconta ora la figlia della vittima dell’investimento, i rapporti erano tutt’altro che stretti. La terribile notizia della morte tragica del genitore ha raggiunto Sabrina domenica pomeriggio in Trentino dove risiede e lavora come ingegnere ambientale. La donna è tornata subito in Emilia ma dopo il terribile dolore e il silenzio, la figlia di Ettore Pausini ha deciso di dare sfogo ai suoi pensieri sui social dopo aver notato come la notizia fosse stata collegata alla cugina.
“Ai giornalisti che hanno sottolineato la parentela sottolineo che è solo sulla carta, perché a quella parte di parentado non è mai fregato nulla di me e di mio padre. E io non li voglio al funerale” ha scritto la donna, aggiungendo: “Io non sono come loro e tali valori me li ha insegnati proprio mio padre. Chissà che per una volta i giornali facciano informazione corretta”.
Come riferiscono a Repubblica amici di famiglia, la donna è sconvolta perché aveva perso a mamma quando era molto giovane ed era quindi legatissima al padre, che gestiva un salone di barbiere, nonostante abitasse da tempo lontana. La donna era stata vicino al genitore quando si era ammalato gravemente di cancro fino alla guarigione dell’uomo.
“La storia di Ettore è quella di un uomo che, dopo aver affrontato con coraggio e determinazione la malattia, ha scelto di trasformare la propria esperienza in un dono per gli altri” avevano raccontato in un post sui social dall’associazione Onconauti di Bologna che assiste e sostiene i pazienti oncologici di cui l’uomo faceva parte dopo la guarigione.
“Era mio padre, e me l’hanno ammazzato così, voglio vederlo in faccia quell’assassino” ha scritto la figlia dopo la notizia che l’uomo si è costituito. Si tratta di un 29enne residente a Rimini, che nel pomeriggio di lunedì si è presentato spontaneamente agli uffici della polizia locale di Bologna ammettendo di essere stato lui alla guida dell’Opel Astra nera coinvolta nell’incidente.