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Enna, le intercettazioni del prete accusato di abusi: “Per tornare in Sicilia devo fare il cattivo”

Voleva tornare in Sicilia a tutti i costi dopo l’allontanamento avvenuto a fine 2019 per delle accuse di violenza sessuale nei confronti di un ragazzo della sua Diocesi. Don Giuseppe Rugolo, intercettato, insiste più volte con monsignor Spina chiedendo il rientro ad Enna. “Forse devo fare il cattivo”, diceva.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Voleva rientrare in Sicilia nonostante il divieto imposto dalla diocesi dopo le accuse di violenza sessuale. Don Giuseppe Rugolo era finito ai domiciliare per abusi nei confronti di un giovane della sua parrocchia. A dicembre aveva addirittura fatto irruzione durante una diretta Facebook del vescovo Rosario Gisana con i giovani di "Progetto 360". "Non ha saputo evitare di fare casino – diceva a gennaio il vicario di Gisana, monsignor Antonio Rivoli -. Era via ma ha continuato ad essere qui ed è stato proprio questo il danno". Il tutto emerge dalle intercettazioni effettuate dalla squadra mobile di Enna, disposte dalla procura sul principale indagato e sui testimoni della vicenda di abusi sessuali ai danni di un minore. "Nella sua stupidità ha coinvolto pure il vescovo – continuava il vicario – senza che lui ne sapesse niente. Per cui il suo gruppo gli dice dell'incontro e spunta lui. Così sembrava che il vescovo sapesse tutto".

Il sacerdote stava cercando di rientrare in Sicilia da Ferrara, lì dove era stato trasferito dopo le denunce. Con monsignor Pietro Spina si lamentava per quanto accaduto. "Ora basta. C'è da aspettare maggio? Che passino dieci anni? Che questi non possano fare più niente?". Le domande pressanti riguardavano il suo rientro sull'isola: sperava nella prescrizione, ma la vittima aveva già presentato una denuncia alla squadra mobile visto che la Chiesa non si era mossa dopo la prima segnalazione del 2014. Il ragazzo si era rivolto in prima battuta a monsignor Spina, che però aveva difeso Rugolo. "Tu sei stato punito senza processo" gli diceva al telefono. L'indagato però insisteva. "Io dirò al vescovo che sono stato nell'obbedienza, che il 10 maggio il ragazzo compie gli anni e scattano 10 anni da quando ha fatto i 18 anni. Il 10 maggio è San Cataldo, è il giorno giusto perché io rientri" continuava Rugolo. "Poi andrò dall'avvocato e gli dirò che non ho alcuna intenzione di aspettare, che io voglio procedere in qualsiasi modo. Il vescovo sotto ricatto si è fatto fregare, ma io certe volte arrivo.a pensare che forse devo fare il cattivo per ottenere un minimo di verità".

Il ragazzo vittima di abusi si è rivolto al Papa per ottenere giustizia dopo una prima denuncia nel 2014. Il parroco era stato mandato per due anni in un'altra diocesi. "Come dovevo comportarmi?" dice il vescovo Gisana in un'intercettazione. "Lui lo ammette, ma lo ha fatto da seminarista, dunque fuori dalla giurisdizione della Chiesa"

La vicenda

Il sacerdote delle Diocesi di Piazza Amerina era stato arrestato dalla squadra mobile di Enna per violenza sessuale e atti sessuali con minorenni commessi nel periodo da seminarista, oltre che dopo la sua ordinazione. L'aggravante, secondo la procura, era anche quella di aver approfittato delle vittime a lui affidate per ragioni di istruzione ed educazione religiosa. Le denunce fatte dal giovane nel mese di dicembre avevano dato il via alle indagini. La vittima aveva già tentato un approccio con la Diocesi nel 2014. Don Giuseppe Rugolo, 40 anni, era molto noto in città per il suo impegno con i giovani. L'arresto gli è stato notificato a Ferrara, lì dove era stato trasferito dopo la segnalazione.

Dopo la denuncia della vittima 27enne, il Papa aveva chiesto informazioni sul caso del seminarista al vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana. La Chiesa non aveva mai segnalato la vicenda alla magistratura. Il sacerdote sotto accusa è stato allontanato a fine 2019 ma la scorsa estate sarebbe tornato ad Enna per una messa. Poi l'incursione nella diretta facebook con il vescovo Gisana.

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