Electrolux fa marcia indietro: “Non lasceremo l’Italia”

"Vogliamo restare in Italia, non abbiamo alcuna intenzione di andare via", lo ha spiegato oggi l'amministratore delegato di Electrolux Italia, Ernesto Ferrario, nel corso dell'audizione in commissione Industria del Senato. L'azienda, al centro delle polemiche per i previsti licenziamenti delle sue fabbriche in Italia e il duro piano di risanamento con taglio degli stipendi, sembra quindi intenzionata ad un passo indietro rispetto alle prime indicazioni. Speranze infatti ci sarebbero anche per lo stabilimento di Porcia, considerato quello più a rischio anche da parte dei sindacati. "Non abbiamo mai detto questo. In nessun documento c'è scritto che noi chiudiamo Porcia" ha sottolineato sempre Ferrario a palazzo Madama rispondendo ad una domanda. "Vogliamo solo essere sicuri della base competitiva" ha aggiunto il dirigente del colosso degli elettrodomestici invitando ad aspettare le conclusioni del prossimo tavolo di trattativa in programma il 17. Ferrario ha poi spiegato il "divario crescente di competitività rispetto a Polonia e Romania" ricordando che "In Francia e Spagna è quasi scomparsa la produzione dell’elettrodomestico, quindi il fenomeno è abbastanza chiaro".
Anche sui salari l'ad ha spiegato che Electrolux non hai "mai proposto il taglio del 40% del salario" ma che quella è stata una percentuale estrapolata da calcoli non corretti dei sindacati. "Non abbiamo chiesto di ridurre l’orario di lavoro a 6 ore, non è legalmente né tecnicamente possibile, ma abbiamo chiesto di continuare con l’orario 6+2, di cui 2 ore con i contratti di solidarietà" ha aggiunto Ferrario. Parole che arrivano dopo il secco no dei sindacati che ora però si dichiarano soddisfatti. "È positiva la parziale marcia indietro della multinazionale su Porcia, primo risultato della lotta dei lavoratori" ha scritto il segretario generale Cgil Fvg, Franco Belci, che ha definito positivo anche l'incontro di ieri in Regione Friuli. "Condividiamo l'impostazione della presidente Serracchiani perché vanno difesi tutti e quattro gli stabilimenti, in un'ottica di solidarietà tra territori e lavoratori" ha aggiunto il sindacalista, concludendo "Non sono pensabili scorciatoie che introducano elementi di competizione tra territori sul costo del lavoro. Il fronte va tenuto unito e va data continuità alla sede regionale di confronto".