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Ecomafie in Italia, un affare da 17 miliardi di euro secondo Legambiente

Mentre l’economia legale affonda la criminalità organizzata amplia i suoi traffici (e guadagni) anche grazie ai reati ambientali (rifiuti e abusivismo, in primis), come si evince dal rapporto annuale di Legambiente. Il 45,7% degli illeciti è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia).
A cura di Biagio Chiariello
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34.120 reati, 28.132 denunce, 161 ordinanze di custodia cautelare, 8.286 sequestri, per un giro di affari di 16,7 miliardi di euro gestito da 302 clan, 6 in più rispetto al 2011. I numeri degli illeciti ambientali accertati dall'annuale rapporto di Legambiente sulle Ecomafie, ci dice una cosa su tutte: se l'economia legale sta crollando, la criminalità organizzata non fa altro che incrementare i suoi traffici. Si tratta di dati che delineano "una situazione di particolare gravità" si legge nel rapporto realizzato grazie al contributo delle Forze dell'ordine, con prefazione di Carlo Lucarelli ed edito da Edizioni Ambiente.

Il business della criminalità organizzata non conosce recessione e, anzi, amplia i suoi traffici con nuove rotte e nuove frontiere – scrive Carlo Lucarelli -. Con una lungimiranza e una profondità che politici, imprenditori, istituzioni e cittadini spesso non hanno o fanno finta di non avere, le mafie sono riuscite a fare sistema penetrando in tutti i settori della nostra esistenza in maniera globale e totalitaria".

La classifica delle regioni "illegali", in testa la Campania –  Nella poco lusingante classifica dell'illegalità ambientale nel nostro paese, al comando troviamo la Campania, seguita dalle altre regioni a "tradizionale" presenza malavitosa (Sicilia, Calabria e Puglia), per un totale del 45,7% dei reati. Quindi Lazio (dove i reati crescono del +13,2% rispetto al 2011) e Toscana, che sale al 6° posto, con 2.524 illeciti (+15,4%). Prima tra le regioni del Settentrione è la Liguria (1.597 reati, +9,1% rispetto a due anni fa). Da sottolineare l'incremento degli illeciti accertati anche per il Veneto, con un +18,9%, e l'Umbria, passata dal sedicesimo posto del 2011 all'undicesimo del 2012.

Quella delle ecomafie", ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, "è l'unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali continuano ad essere quasi esclusivamente contravvenzioni, un po' come le multe per chi passa con il rosso, e di abbattimento degli edifici quasi sempre non si parla. Anzi, agli ultimi 18 tentativi di riaprire i termini del condono edilizio si è aggiunta la sciagurata idea di sottrarre alle procure il potere di demolire le costruzioni abusive".

Il "cemento" delle Ecomafie non conosce crisi – Tra i dati più drammaticamente interessanti del rapporto di Legambiente sulle Ecomafie, spicca indubbiamente quello relativo al ‘cemento'. E' passata dal 9% del 2006 al 16,9% del 2013 l'incidenza dell'edilizia illegale nel mercato delle costruzioni. Mentre le nuove costruzioni legali sono crollate da 305 mila a 122 mila, quelle abusive sono passate indenni alla crisi, subendo solo un leggerissimo calo, dalle 30 mila del 2006 alle 26 mila dell'ultimo anno. "A fare la differenza – spiega Legambiente – sono i costi di mercato": un alloggio illegale costa in media un terzo rispetto a uno in regola. Dal 2003 al 2012 sono state 283mila le nuove case illegali costruite in Italia e tra il 2000 e il 2011 solo il 10,6% delle oltre 46.700 ordinanze di demolizioni emesse sono state eseguite.

Aumentano i reati contro gli animali e i nuovi traffici illegali – In aumento sono anche i reati contro gli animali e la fauna selvatica (+6,4% nel 2012): 22 al giorno in media, per un totale di quasi 8 mila. Cresce anche il numero relativo agli incendi boschivi che hanno colpito il nostro paese: esattamente +4,6% rispetto al 2011, annus horribilis per il nostro patrimonio boschivo dato che aveva fatto registrare un picco del 62,5% rispetto al 2010. Ed è boom anche di nuovi traffici illegali: ad esempio quello dei rifiuti. Sono aumentati infatti i sequestri nei porti dei cascami, cioè materiali che dovrebbero essere destinati ad alimentare l'economia legale del riciclo e che invece finiscono in Corea del Sud (gomma), Cina e Hong Kong (materie plastiche), Indonesia e Cina (carta e cartone), Turchia e India (metalli), generando "enormi guadagni ai trafficanti e un doppio danno per le aziende oneste", spiega Legambiente.

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