“È stato girato”: cosa rivelano le macchie sul corpo di Raffaele Marangio, morto con una cintura al collo

Macchie emostatiche sull’addome, segno inequivocabile che il corpo, quando è stato rinvenuto, non era nella posizione in cui è stato trovato. È uno dei dettagli più significativi emersi nelle prime analisi medico-legali sul cadavere di Raffaele Marangio, lo psicoterapeuta di 78 anni trovato senza vita lo scorso 26 luglio nella sua abitazione di via Stuffler, a Modena. Il corpo giaceva supino, con una cintura di pelle stretta attorno al collo, ma la presenza di lividi post mortem sull’addome ha convinto gli inquirenti che sia stato spostato, forse girato dopo il decesso. Questo particolare apre due ipotesi: l’azione diretta dell’assassino o l’intervento successivo di qualcuno che, imbattendosi nel cadavere, lo avrebbe mosso per verificarne lo stato, senza però avvisare le autorità. In entrambi i casi, resta l’ombra di un reato.
L’abitazione, un tempo sede anche dell’Aspic, l’associazione per lo sviluppo psicologico e culturale che Marangio aveva fondato nel 1996, è stata setacciata dalla polizia scientifica alla ricerca di impronte e tracce biologiche. I primi esami non hanno evidenziato segni evidenti di colluttazione, ma si attendono gli esiti dell’autopsia completa, compresi quelli tossicologici, che potrebbero chiarire se l’uomo sia stato reso incosciente prima della morte. Nel frattempo, grande attenzione è rivolta al materiale repertato nell’appartamento: campioni di dna e impronte che potrebbero dare un volto a chi si trovava lì nelle ore cruciali.
A rafforzare i sospetti di un intervento esterno c’è la testimonianza di una vicina di casa, che ha riferito di aver udito un urlo provenire dall’abitazione di Marangio una o due notti prima del ritrovamento. La donna non ricorda con esattezza se fosse giovedì 24 o venerdì 25 luglio, ma gli inquirenti propendono per la prima ipotesi, visto che la morte è stata collocata proprio nella notte del 24. Da quel momento il cellulare dello psicoterapeuta risulta spento.
Gli amici di Marangio, preoccupati dal suo silenzio, avevano segnalato la scomparsa, spingendo la polizia a intervenire. Sono stati loro, indirettamente, a provocare la scoperta del corpo. All’arrivo nell’abitazione, oltre alla squadra mobile, erano presenti anche il medico legale, il sostituto procuratore e i vigili del fuoco, che hanno permesso l’ingresso nella casa. Sul posto, gli investigatori hanno trovato un contesto apparentemente ordinato, ma non privo di dettagli sospetti, tanto da spingere la Procura ad aprire un fascicolo per omicidio volontario contro ignoti.
Le indagini stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita dello psicoterapeuta, che aveva da poco venduto l’abitazione di via Stuffler per trasferirsi a Roma, dove vive la figlia. Alcuni vicini hanno raccontato che una persona frequentava regolarmente la casa, dettaglio che ora viene approfondito dagli investigatori. Ogni contatto, ogni visita nelle giornate precedenti al decesso, viene valutata per capire se possa esserci un collegamento con la tragedia.
La morte di Marangio ha scosso profondamente la comunità modenese. Laureato in pedagogia con indirizzo psicologico nel 1973, psicologo e psicoterapeuta dal 1991, aveva formato intere generazioni di professionisti della salute mentale. Oltre ad aver guidato per oltre vent’anni l’Aspic di Modena, dal 2008 era anche docente a contratto di Psicologia Clinica presso il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia. La sua figura era conosciuta e stimata, sia in ambito accademico che nel mondo associativo.