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“È finita la pacchia”, tassista nega pagamento di 32 euro col Pos all’ex campionessa Silvia Salis

“Nel taxi vedo il Pos quindi chiedo di pagare con il bancomat, 32 euro, mi dice che no, che ora lui non è più obbligato, che è finita la pacchia delle banche, che a lui servono contanti” ha ricostruito Silvia Salis denunciando il livello di aggressività verbale del tassista.
A cura di Antonio Palma
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Ho chiesto la tassista di pagare 32 euro con il bancomat, ha iniziato a urlare con arroganza che è finita la pacchia”, così la ex campionessa olimpica nonché vicepresidente del Coni, Silvia Salis, ha raccontata un episodio di cui sarebbe stata vittima nei giorni scorsi dopo una corsa in taxi a Genova.

Un reazione molto singolare perché  stando al suo racconto, nell’auto il pos era normalmente installato come del resto prevedono le due società che effettuano servizio taxi a Genova.

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“Nel taxi vedo il Pos quindi chiedo di pagare con il bancomat, 32 euro, mi dice che no, che ora lui non è più obbligato, che è finita la pacchia delle banche, che a lui servono contanti” ha ricostruito Salis in una storia su Instagram, lamentandosi per il comportamento del tassista.

Il fatto risale a domenica scorsa nel momento in cui la vicepresidente del Coni ha provato a pagare con il bancomat la corsa del taxi che da casa l’aveva accompagnata all’aeroporto del capoluogo ligure per uno dei suoi tanti spostamenti tra Genova e Roma.

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“Di fronte alle mie obiezioni inizia a urlare con arroganza che ora, lui, può fare come vuole. Ora lui può fare, finalmente, come vuole. Italia 2022” ha concluso Salis nel suo post che neanche a dirlo è diventato virale, scatenando una miriade di commenti e scontri a mezzo social tra chi è favorevole e chi contrario all’obbligo di Pos per esercenti e professionisti.

L’episodio raccontato infatti si innesta in una polemica che da giorni si è accesa in tutta Italia dopo che il Governo Meloni ha annunciato di voler abbassare la soglia oltre la quale diventa obbligatorio accettare pagamenti col Pos, fissandola a 60 euro.

“Ho subito decine di episodi come quello che ho denunciato ma ho deciso però di raccontare questo, innanzitutto per il livello di aggressività verbale, ma soprattutto perché per la prima volta ho avvertito che il mio interlocutore si sentiva legittimato a comportarsi così, pur avendo il pos in auto” h spiegato Salis al Corriere della Sera, aggiungendo: “È un peccato che soggetti di questo genere screditino una categoria fondamentale per la mobilità nel nostro paese, una categoria di lavoratori onesti esposti a turni stancanti e a grandi rischi. Sono i tassisti perbene, non i clienti come me, i primi ad essere danneggiati da questi episodi”

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